Gli Angeli di Pupi è uno dei miei viaggi di creatività senza senso, anzi un senso c’è ma lo capisco solo io. Mi piace progettare cose mai fatte, fare esperimenti, mettermi continuamente alla prova. A ottobre, in occasione di un’ospitata alla festa dei 50 anni del cinema di Pupi e Antonio Avati, il coro dei Vecchioni di Mariele ha partecipato con una fugace ma scenografica apparizione sul palco. Prima ancora di addentrarci in questa complicata avventura ho pensato subito di tesserci un filo che legasse tutte le varie fasi dell’evento: dalle prove al sopralluogo e via via ogni momento attinente. Così pezzetto per pezzetto ( o briciola per briciola visto che sono una formica…) ho messo da parte, copiato, tagliato e sistemato nella cartella chiamata “Gli Angeli di Pupi”.
Terminato l’evento, ho montato un FILM IMMAGINARIO cercando di raccontare il lavoro e il divertimento dietro ad un minuto di canzone. Alcune riprese sono amatoriali, altre professionali, grazie alla paziente collaborazione di Claudio Zavatti che senza fare troppe domande segue le mie disposizioni. Alla fine ne è saltato fuori un racconto insolito che mostra il meraviglioso Teatro Consorziale di Budrio e un gruppo di coristi amici.
Una sera di qualche tempo dopo, abbiamo guardato il film con i Vecchioni di Mariele all’Antoniano in una sala con un maxi schermo ma non è piaciuto per quanto i miei cari amici coristi cercassero di non farmi rimanere male. Durante la proiezione manovravo il volume del video quindi li vedevo tutti, distratti, impazienti, annoiati e poi certe cose si sentono.
A compimento del mio lavoro, ho riversato tutto su una chiavetta che ho pensato di recapitare al protagonista: Pupi Avati. In genere quando decido di fare una cosa agisco abbastanza velocemente ma questa volta una vocina trovava sempre scuse diverse perchè non mi recassi in posta a spedirla. Così il FILM SOTTOVUOTO è rimasto fino a luglio sul piano snack della cucina, di fianco al bottiglino di mio figlio con un esperimento di scienze con dei cristalli di qualcosa. Ogni mattino a colazione mi cadeva l’occhio sui due piccoli recipienti di vetro che poi stavano anche bene vicini. Fino a che l’altra sera trovo nella chat dei Vecchioni un video dove Pupi Avati parla da Piazza Maggiore e mi si accende una luce.
Il mattino dopo guardo il cartellone col programma del “cinema ritrovato” e leggo che anche la sera stessa avrebbe replicato la sua presenza. Comunico a Luciana, la direttrice, l’idea di recapitarglielo di persona ma lei, com’è nel suo stile, mi smonta dicendo di non andare a fare la rompina. Butto giù e vado avanti. Scrivo alla mia amica chiedendole se alla sera mi avrebbe accompagnata per una delle mie idee e anche lei senza fare troppe domande (dev’essere una caratteristica dei “Claudi”) accetta il mio invito. Nel pomeriggio scrivo due righe di presentazione su un pezzo di carta che infilo nella minuscola bottiglietta insieme alla chiavetta USB.
Alla sera indosso un vestito che mi piace e verso le 21.30 raggiungiamo la Piazza dove Pupi poco dopo inizia a parlare.
Ecco, perfetto, c’è! devo solo trovare il momento giusto per dargli il mio capolavoro di follia ma appena smette di parlare si siede in prima fila a guardare il suo film. Io e la mia amica ci mettiamo nella fila dietro speranzose che l’attesa non si protragga fino alla fine della proiezione. Intanto faccio il calcolo delle possibili ore di sonno della notte, con varie ipotesi sulla durata della pellicola. Poi a un certo punto, all’improvviso lui e il fratello nel buio si alzano e io sollecito la mia amica che mi segue. Il buio se li inghiotte e per un attimo svanisce la mia speranza fino a che prendo coraggio e lo chiamo cercando di non urlare per non disturbare la proiezione in corso. Lui si gira di scatto poi mi volta le spalle, lo richiamo e stavolta gli porgo il bottiglino dicendogli che è per lui, che sono una corista dei Vecchioni ma lui sembra seccato e impaurito. Lo prende di malavoglia e sparisce nel buio nero come il mio umore. Mi sento una stupida e sono a disagio per averlo spaventato mentre continuo a ripetere alla mia amica che lo butterà nel primo cestino! In ogni caso ci ho provato, anche se è stato il secondo fallimento ma lo preferisco ad un rimpianto. Nei giorni seguenti ricaccio in un angolo quel senso d’inadeguatezza e gli spiego che anche i fallimenti sono utili per quanto faccia fatica a crederlo. Giovedì racconto l’accaduto agli amici più intimi come per togliermene un pezzetto da dentro.
Domenica oscillo tra la terrazza e le stanze di casa nell’estenuante preparazione delle valigie quando sul cellulare compare un messaggio di Riccardo, il regista che ha diretto l’evento spettacolo del 4 ottobre. Dopo un saluto mi chiede se sono stata io a dare a Pupi un video, perché mi vuole ringraziare. Strabuzzo gli occhi e urlo, come fanno i bambini quando sono felici. Rileggo e rispondo mentre Riccardo mi spiega che a Pupi è piaciuto molto e anche lui è curioso di vederlo. La vocina stronza mi dice che è solo un complimento per educazione ma in fretta e furia la ricaccio al posto del senso d’inadeguatezza che vacillava fino a pochi minuti prima. Ora devo solo aspettare e sapere che quando squillerà il telefono con un numero sconosciuto sarà Pupi. Un’emozione quasi solida che tengo stretta tra le mani rigirandola soddisfatta. E ora? Cosa dirò? Cosa voglio fargli sapere? Devo ascoltare attentamente e non cadere nell’errore della paura di dire scemenze. Nel frattempo aumentano le valigie vicino alla porta di casa e stiamo per partire. Con una certa titubanza decido di staccare il telefono perché questa telefonata me la voglio gustare, voglio spacchettarla come un bel regalo e so già che in auto, con la famiglia al completo non sarebbe così. Certamente i miei figli si metterebbero a litigare o a fare richieste proprio in quel momento, il gatto inizierebbe a miagolare e il cane ad agitarsi mentre mio marito mugugnerebbe improperi. Ecco, appunto, meglio staccare tutto e richiamare più tardi con il rischio che la buona educazione di Pupi si trasformi in seccatura. Ma da angelo di Pupi devo trovarmi in paradiso mentre lo chiamo, non certo all’inferno! Viaggio col sorriso stampato in faccia, pregustando il mio regalo e a quel punto mi rivolgo al senso d’inadeguatezza dall’alto verso il basso, dicendogli di smetterla di volermi rovinare la vita. In fondo non ho fatto nulla di male, non ho cercato altro che ringraziare una persona che senza saperlo mi ha dato tanto perché la gratitudine è importante. Arrivati al mare accendo il telefono e infatti appaiono due chiamate da un numero sconosciuto. Armata di coraggio lo richiamo, percorrendo la strada che porta al mare, un possibile scenario per un paradiso!
Io: “Pronto? Mi scusi ho ricevuto una chiamata da questo numero”
Lui: “chi seeei?”
Io: “Sono Francesca…”
Lui: “Ah ho provato a chiamarti ma non rispondevi!”
Poi mi ringrazia per il video che gli è piaciuto per come l’ho raccontato, dice che sono un amore e mi chiede di ringraziare anche i Vecchioni,uno ad uno, che siamo un gruppo meraviglioso! Poi qualche altra chiacchiera veloce e un saluto felice.
Dopodiché riapro le ali e volo per un paio d’ore.
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