In un delizioso teatro gremito da 180 persone è accaduto qualcosa di straordinario: a fine rappresentazione nessuno si alzava e continuavano gli applausi scroscianti.
Non ho capito se fosse per lo stupore, lo sconvolgimento, la riconoscenza o chissà che altro.
Tra questi seduti, c’ero anch’io e la mia sensazione era di voler ascoltare ancora, magari per essere contagiata anche solo in parte da tutto quel coraggio…
Questo è successo ieri sera al teatro del Cassero a Castel San Pietro Terme, in occasione dello spettacolo “Non mi ricordo” di e con Ginetta Maria Fino e Giuseppe Mainieri con la regia di Corrrado Nuzzo e Maria Di Biase.
Dentro un’ora abbondante hanno raccontato la storia della loro guerra combattuta e vinta.
Loro, Ginetta e Pino, una coppia nata negli anni ’70 sui gradini di Piazza Maggiore a Bologna e sopravvissuta a vicende importanti.
Loro, che avevano una vita intensa ed impegnata tra lavoro, famiglia, spettacolo e politica.
Loro, che una sera hanno dovuto mettere tutto in un cassetto, insieme alle duecento lettere scritte da Pino a Ginetta, durante il servizio militare. Lettere d’amore e di rabbia, di ideali e di azioni.
Ma una sera del 1996, Pino ha avuto un tremendo incidente in vespa che l’ha scaraventato in coma con un conseguente trauma cranico gravissimo.
Ginetta e il figlio Tiziano, sono andati a cercarlo, quell’uomo, tra la vita e la morte ma, oltre al dolore, hanno dovuto affrontare le parole dei dottori.
Parole prive di umanità e di speranza, servite gelide su un piatto da chirurgo. Come se di fronte avessero delle sagome e non delle persone.
Ciò nonostante queste due persone, fortunatamente, hanno saputo raccogliere tutte le loro forze per andare avanti.
E con enorme coraggio, pazienza e amore si sono reinventati.
Ginetta ha curato il marito tra medicine, carezze e musiche sussurrate nelle orecchie. E la musica, infatti, che faceva parte della vita di Pino, è tornata a sprazzi nella sua memoria insieme alla sua grande fede di ideali lontani. Ma tutto il resto è sparito: il matrimonio, la nascita del figlio, ogni cosa…
Poi una notte Ginetta ha scritto la loro storia, di getto, riportando una parte di Pino in vita;
E così sono tornati insieme sul palcoscenico per raccontarci questa storia tra il prima e il dopo, con profondità e ironia, tra narrazioni, letture della loro corrispondenza, un filmato ed un’inenarrabile dolcezza.
La stessa che hanno saputo distribuire, a fine spettacolo, a tutti i partecipanti dopo essere scesi dal palco.
Loro, attori della loro stessa vita.
Tornata a casa, ho chiesto a mio figlio di dieci anni se gli era piaciuto.
Mi ha risposto: “Mamma, da zero a dieci mi è piaciuto dieci”.
Così ho voluto sapere quale parte l’aveva colpito.
Ha aggiunto: “Mi sono piaciute tantissimo le lettere”…
E come ogni volta che riesco a far partecipi i miei figli di qualcosa di grande, mi sono sentita soddisfatta.