Sto maturando l’idea che l’adolescenza di mia figlia stia sviluppando la mia consapevolezza.
Quella che ci si trasforma veramente in genitori, quando i figli crescono.
I bambini piccoli profumano di latte, sono morbidi, ti regalano sorrisi in abbondanza, ti seguono, ti ammirano e sei tutto il loro mondo. Sono faticosi ma le soddisfazioni non mancano: dalla prima dormita al cucchiaino colmo ingoiato e tutti quei piccoli e grandi traguardi condivisi.
E’ tutto naturale, legato e ti da un senso, quasi di onnipotenza.
Ma quando crescono tutto cambia, compresa l’idea che avevano di te.
Iniziano a criticare, osservare e guardarti con occhi diversi.
Scoprono i tuoi limiti, i tuoi difetti che non puoi più camuffare.
Conoscono il mondo diversamente da te e ne portano anche i pezzi che non avresti voluto far entrare.
Cercano la loro identità, possibilmente molto diversa dalla tua e molto simile a quella dei loro amici.
E tanto più li hai seguiti e coccolati, maggiore sarà la violenza che manifesteranno per staccarsi da te.
E se li hai presi in giro, se gli hai raccontato balle, pagherai il conto con gli interessi.
Perché non c’è persona più adatta di un figlio per smontarti pezzo per pezzo, per metterti in discussione e farti rivedere tutti i tuoi bei principi.
Dobbiamo guardarci allo specchio.
Dobbiamo ricordarci la nostra di adolescenza che spesso non è nemmeno finita.
Dobbiamo trovare nuove priorità, nuove regole e nuovi approcci.
Ma soprattutto siamo noi genitori i primi a dover crescere.
Mi hanno sempre detto: “figli piccoli problemi piccoli, figli grandi problemi grandi”.
Un po’ è vero, perché in effetti dai pensieri protettivi, noi genitori ci troviamo catapultati in un’altra dimensione: comportamentale, nozionistica, intellettiva, anche fisica.
Spesso mi ritrovo inadeguato verso un figlio che mi tiene testa e, come dici tu, può smontare mamma e papà come e quando vuole.
Ci vuola una enorme pazienza.
Bellissima la tua frase “la nostra di adolescenza che spesso non è nemmeno finita”.
Forse è vero.
I famosi “adultolescenti”!
Non condivido solo la seconda frase (forse perchè non ci son ancora passato)..
nel senso che anche per la fase “genitore” credo ci siano diverse fasi…
alcune delle quali anche non previste per tutti…
A cosa ti riferisci? Al cambiamento dei genitori?
a questa frase:
“Quella che ci si trasforma veramente in genitori, quando i figli crescono.”
a quel…. veramente….
non so dirti perchè ma, nella lettura, mi è suonata stonata.
mentre tutto il resto del testo armonico per le mie “corde”…
cioè io credo non esista un tempo ne un evento che ti trasformi in genitore se non la nascita di un figlio… tutto il resto, tutti gli altri eventi, momenti, fasi di plasmano verso una tipologia o un altra di genitore ma nessun altro momento oltre la nascita di rende veramente genitore e ovviamente non intendo in senso “burocratico” o “legale”… 🙂
Intendo dire che la crescita è maggiore (certo, non per tutti…) perché il rapporto si trasforma in uno scambio che non può esserci se non si cresce insieme (e ne sono convinta!)
ma è sempre così.. anche per quel bambino che profuma di latte e quel genitore che lo osserva… cambia il contesto ma anche quello è uno scambio e una crescita per entrambi…
cioè voglio dire… dici che la crescita è maggiore, ma lo dici oggi, a quel tempo non lo avresti detto… quindi io penso che non sia maggiore sia solo diversa, e il giudizio è condizionato dal concetto di presente/passato e futuro… secondo me ovviamente…
Si ma prima eri tu a decidere ora siete in due…..
mmm… interessante… sai che devo pensarci… perchè c’è qualcosa che mi proietta un punto di domanda.. ma non so ancora decifrarla bene…
Aspetto
allora, si cresce in due anche quando è uno solo a decidere, perchè ogni decisione presa “al posto” dei nostri figli, quindi presa “per loro” implica conseguenze per entrambi e secondo me anche in quel caso la crescita è per entrambi…
cambiano alcuni parametri, cambiano alcuni pesi, cambiano alcuni condimenti ma secondo me è ingiusto stipulare classifiche.. 🙂
Nessuna classifica! Ero io la prima ad arrabbiarmi quando parlando dei figli mi dicevano che da piccoli c’è solo la fatica fisica (non mi sono mai risparmiata in quella mentale). Però ciò che intendo dire è che per la mia esperienza, lo scatto è stato maggiore, forse perché occorre un grande equilibrio per relazionarsi in questa fase così delicata e a volte incomprensibile. È come aver a che fare con due figli: uno piccolo ed uno grande…ma non sempre capisci quale dei due è presente….!!!!
eh io penso che devo arrivarci per poterti capire affondo… :)))
Hai detto bene! Affondo!!!!!
😉 ne riparleremo allora tra circa 7 anni… 🙂
Beh, non lo so ancora… come hai detto sono passati quei sette anni e forse anche di più ma al momento almeno non mi sento più o meno genitore oggi di quello che mi sentivo nei commenti precedenti… al momento non noto ancora grandi differenze ad essere onesto, forse però perchè il piccolo è ancora piccolo… certo il rapporto con il grande è cambiato, ora siamo alla fase quasi stesso livello, tra un pò saremo in quella in cui lui si eleva al piano superiore, sento che il mio ruolo sta mutando nella forma, questo sicuramente ma non percepisco ancora intaccata la sostanza.. è affascinante vedere come affronta il mondo secondo i suoi principi e mi fa rendere conto di come il mio punto di vista su determinati aspetti sia ancorato al mio passato, al mio vissuto… inevitabilmente.. ma allo stesso tempo è interessante capire come possano esistere altri punti di vista poggiati su altre ancore nel presente.. chissà, forse sette anni che sono un eternità, sono ancora pochi in questo contesto… fantastico il fatto che tu possa aver ritrovato questo messaggio oggi…
Per quanto mi riguarda, ora che anche il secondogenito è entrato nell’adolescenza, io mi ci ritrovo ancora! …