Perché per carattere non sono capace di restare a metà e se faccio qualcosa, entro.Quindi, accomodata nella poltrona della sala, piangevo senza sosta. E mi sentivo una cretina perché sapevo che loro, i miei figli, di sottecchi mi guardavano. Ma questo non bastava a fermarmi.
E mentre scorrevano le scene della storia, io le incollavo alla mia, anzi, alla nostra. Combaciavano a meraviglia e mi facevano capire cosa può succedere nella mente di una bimba di undici anni. Se poi la bambina è tua figlia, se poi di tuo sei parecchio nostalgica, il risultato è un tripudio di sofferenza misto a comprensione.
E tornano a galla tutte le mie idee sull’infanzia dei bambini che hanno bisogno di crescere circondati dalla famiglia per formare tanti ricordi gioiosi. Gli stessi che sosterranno tutto il resto.
Ma sto parlando di “Inside out” un piccolo grande capolavoro della Disney che spiega a meraviglia il funzionamento della mente umana.
Credo sia perfetto per i bambini che si avvicinano all’adolescenza ma anche per i genitori che non sanno come gestirla.
Ma il messaggio più importante ed innovativo riguarda la tristezza che finalmente diventa la protagonista da accettare quanto la gioia.
infatti io credo che non sia adatto a bambini più piccoli, mi spiace per nicholas che secondo me non ha potuto apprezzarlo come merita, ma lo potrà sicuramente riguardare più avanti, così magari potremmo discutere assieme…
su tristezza ti giro un commento su un altro blog proprio in merito al suo personaggio…
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il primo pensiero che mi torna alla mente quando ripenso a questo film è indubbiamente il fascino nascosto ma straripante di “tristezza” e ovviamente non parlo in senso estetico.
Durante tutta la prima parte del film “tristezza” viene ignorata, evitata, allontanata da tutti ma non c’è stato mai in un solo momento della sua presenza nel film nel quale lei non abbia dimostrato enorme intelligenza, nei modi sempre educati e gentili con i quali accettava la sua posizione e le opinioni degli altri… veniva maltrattata e rispondeva cortesemente, le venivano attribuiti compiti a pretesto per allontanarla e lei li svolgeva.. non si opponeva, non si lamentava… nella sua tristezza cercava sempre di capire… di capire i perchè… cercava sempre di basare le sue riflessioni non solo su se stessa ma sul suo impatto con gli altri e con il mondo, cosa che tutti gli altri personaggi non facevano, ognuno di loro era preso dal suo mondo e dalla relazione di se stesso con il mondo derivato dal suo riflesso, tristezza invece no, lei osservava, cercava le ragioni, la sua visione è sempre stata del suo mondo ma anche di quello degli altri.
Quando osservava riusciva ad escludersi dal punto di osservazione ed interiorizzare quello che fosse il mondo senza di lei, riuscendo quindi a capire ciò che con i soli propri occhi, con la sola propria visione non si riesce a fare…
Nella seconda parte invece secondo me si percepisce come tristezza e gioia siano infondo una cosa sola, o in ogni caso qualcosa che se separata sarà sempre incompleta… gioia ha bisogno di tristezza e tristezza ha bisogno di gioia…
gioia e tristezza son sorelle, son figlie della stessa madre, la vita…
aver paura di cercare le ragioni della tristezza significa aver paura di vivere, trovare le ragioni di tristezza significa trovare il modo di gioire per essere vivi…
questa la mia visione, ho votato gioia, ma amo e ho bisogno di tristezza per vivere!!!
Meraviglioso! È un/una blogger?
si, questo il suo blog
https://bloom2489.wordpress.com
Grazie😉
figurati 🙂
Io mi considero triste.
Interiormente triste.
Amo l’autunno, amo stare solo, amo vivere di ricordi, amo la nostalgia, e penso spesso a chi non c’è più, ai vecchi sogni sfumati, ai vecchi amori svaniti.
Esternamente non credo di dimostrarlo, anzi tutt’altro.
Non ho visto il film, ma posso dire con certezza che ‘tristezza’ è mia fedele compagna, non mi abbandona mai, ma il suo amore è ricambiato.
K.
Allora te lo consiglio!😉