Era da settembre scorso che avevamo promesso di rivederci e giovedì pomeriggio mi sono decisa. Ho preso la direzione di Modena pregando che il navigatore non mi abbandonasse per raggiungere il mondo di Carla: un appartamento luminoso al sesto piano di un palazzo nel modenese.Appena riviste, Carla mi ha accolta come se non avesse più tempo da perdere con le diffidenze. Stavolta ha abbandonato i convenevoli accogliendomi in cucina che è la stanza che preferisce. Sul tavolo le tazzine per il caffè pronte e una carpetta gonfia d’arte, la sua arte, quella di Carla Cortesi.Ma stavolta le ho portato dei regali per gratificarla del suo Arcibaldo che capeggia su tutti gli inviti e le locandine del Docu-Concerto.

Quindi le ho consegnato il materiale stampato finora, occupando tutto il tavolo con la locandina 70×100 e quasi con vergogna, un album con una ventina di foto stampate in un bel formato che la ritraevano in vari momenti della sua carriera all”Antoniano. Lei con un disegno sottobraccio, lei seduta in una delle sue scenografie, lei accanto a una bambina, lei con quello sguardo fiero che le ho restituito insieme alla vivezza di quei momenti. Perché molte volte le persone hanno bisogno di rivedere che cos’hanno realizzato, chi erano e che cosa rappresentavano…ed ero talmente presa dal suo coinvolgimento che non ho realizzato nessuna intervista nè nessuna delle foto che poi mi sono venute in mente al ritorno! E dalla carpettina di cartone usciva tutto il suo mondo fatto di disegni, depliant, biglietti natalizi e i suoi primi capolavori di quando lavorava ancora per Paul Campani.

Nemmeno io sapevo chi fosse fino a che non sono andata a cercarmelo per poi scoprire ancora quali e quanti artisti hanno collaborato con l’Antoniano…Carla Cortesi non è certo una disegnatrice qualsiasi! E mi ha raccontato di quel biglietto

sul campanile dell’Antoniano che le aveva chiesto Padre Berardo, facendomi vedere il prima e il dopo, alcune copertine dei dischi,

i pagliacci della Plasmon, il pieghevole delle nozze d’argento di Fra Gabriele e una varietà di arte smisurata. E intanto mi raccontava gli episodi legati ad ogni lavoro: “Questa è la tigella per Montorso ma la parte gialla copre troppo la chiesa e la fontana di Mariele è dal lato opposto”…e proprio guardando quel disegno ho riconosciuto la chiesa

dove canteremo a giugno, con i Vecchioni di Mariele, in ricordo a Padre Berardo. Così l’ho invitata Carla per quel giorno e stavolta ha accantonato il suo imbarazzo per il tempo che è passato su di lei e poco dopo mi ha chiesto di aspettare. Ci siamo spostate in sala dove ha steso sul tavolo tondo un abito per quel giorno. Mi ha chiesto: “Dici che sia adatto?” mentre io mi sentivo contenta. Ma anche stavolta il tempo è volato, come tutte le volte in cui si crede d’ingannarlo tornando indietro…e Carla mi ha accompagnata fino al portone lasciandomi molto di più di quello che le ho dato…