Ogni sera il bambino correva a letto appena la mamma gli ricordava l’appello degli gnomi.
Si lavava i denti, faceva pipì, sistemava i suoi amici pupazzi nel letto con lui, si faceva rimboccare la coperta e … aspettava.
A questo punto, saltavano fuori dalla scala di casa e una vocina, nel buio, iniziava l’appello.
Leggeva tutti i nomi dei bambini del palazzo e un altro gnomo controllava se stessero dormendo o meno;
“Linda, dorme?”, “SI”,
“Gabriele?”, “SI”,
“Lara, dorme?” “Non ancora!”,
“Alice?”, “NO!”,
“Laura?”, “NO!”,
“Camilla?”, “Più tardi!”, e così via.

Gli gnomi cambiavano ogni sera: alcune volte c’erano i più piccoli, altre volte gruppi di gnome innamorate, altre ancora personaggi come Gnomone, Gnomazzo, Gnomaccio, ecc.
Tutti avevano una cosa in comune: volevano vedere il loro eroe e qualche volta litigavano perché fosse il loro turno.


Il bambino era il loro eroe perchè ogni sera, alla lettura del suo nome, si trovava nel letto a dormire, senza aver fatto capricci ed in perfetto orario.
Qualche volta coppie di gnomi facevano scommesse sul suo addormentamento ma il bambino non voleva perdere la sua reputazione da eroe e vinceva sempre chi scommetteva su lui.
Una volta controllato l’addormentamento, tutti gli gnomi saltavano sul letto per ammirarlo da vicino e ogni tanto uno si metteva a dormire accoccolato sul suo collo.
Le gnome sospiravano sapendolo un amore impossibile e i vecchi saggi annuivano contenti per la sua bravura.

Confesso che anch’io sono molto contenta per la sua bravura e i cari piccoli amici gnomi sono validi aiutanti in questo gioco diventato un rito.