Siamo presenti nelle panche della chiesa, troppo distanti l’uno dall’altra, dopo mesi di lontananza. Proprio oggi che di voglia di abbracciare e stringere ce n’è così tanto bisogno. Siamo qui a ricordarti con il sacrificio più grande per dei coristi che portano il tuo nome e non possono cantarti. Perché è proprio nel canto che ti sentiamo presente, negli attacchi e nelle pause, nelle parole scandite e sopra le note. Ci hai fatto il regalo più grande che è riuscire a diventare un tutt’uno in una canzone, nonostante le nostre storie così diverse, le nostre teste diventate dure e a volte spigolose. Nella dimensione corale da adulti quadrati diventiamo bambini in cerchio. Solo con gli occhi abbiamo potuto ricordarti, occhi pieni della tua musica.