Stamattina salgo sul bus ma mi sento diversa, un’altra persona, perché certe esperienze cambiano, stravolgono. Ho il desiderio pressato di fare tante cose, quelle che mi rendono felice, leggera, viva ma al tempo stesso ne ho paura, come se fossero un lusso che non ci si può più permettere, come se poi potrei soffrirne il doppio non riuscendole a fare. Sono come in un faticoso dormiveglia in cui rimango per non cadere. Tutto questo accade grazie al nuovo modo di “non vivere” a cui siamo arrivati, in cui le mascherine spersonalizzano e sembrano bavagli per chiudere le bocche, trasformando i pensieri ridondanti in paura che trabocca dagli occhi, dall’assenza di contatto fisico, sorrisi. Una nuova società fatta di controllati e controllori che accettano comandi insensati, discriminanti e assurdi nell’illusione della propria tutela. Mi sento fluttuante in una bolla silenziosa, ad un’altezza diversa. Mi fanno paura l’indifferenza e la superficialità delle persone intorno, mi fa arrabbiare l’assefuazione che diventa normalità. Dicono che le crisi servano per crescere ma così tutto in una volta, ho paura di perdere la mia parte migliore, quella luminosa e frizzante, ottimista e propositiva e farò di tutto perché non accada.
La memoria non dovrebbe essere un ponte verso la libertà?…