“Il cinema ti cambia la vita e ha cambiato la vita”, anche la mia, ancora una volta, che di Franco Grillini sapevo ben poco. Incrociato all’età di diciassette anni, in un’occasione particolare come il Tap model, un concorso per mini miss, dove partecipava come giurato (ed io come tap!) per me era semplicemente un personaggio che anche in seguito ogni tanto sentivo nominare con l’Arcigay.

“Let’s kiss”, il docufilm di Filippo Vendemmiati, me l’ha fatto scoprire, raccontato con grazia attraverso il suo vissuto pubblico e privato. Il signor Franco a cinque anni si sentiva “il re del mondo”, cavalcando il trattore di famiglia senza immaginare che “re” lo sarebbe diventato, di un mondo sommerso e negato, grazie alla sua rivoluzione gentile. Da alunno somaro alle medie a secchione alle superiori, è diventato attivista, parlamentare e fondatore dell’Arcigay, portando alla luce nella società l’omosessualità e combattendo per i diritti civili in nome dell’uguaglianza e della diversità.
Gli stati d’animo che mi hanno attraversata durante il film sono stati parecchi e contrastanti: dalla curiosità allo stupore, la commozione, l’ammirazione, la comprensione…
Le sue rivoluzioni gentili – senza morti, senza feriti, senza violenza, senza scontri – sono sconosciute ai giovani d’oggi che nemmeno immaginano “il nulla” che c’era trent’anni fa rispetto ai diritti e alla considerazione sull’omosessualità; anch’io che di anni ne ho cinquanta, sono rimasta a bocca aperta rivedendo alcuni flash televisivi in cui il signor Grillini era ospite e gli intervistati ribadivano concetti assurdi come il paragone dell’omosessualità ad una malattia, la paura di poterla attaccare ai propri figli e la diffidenza nella frequentazione di persone gay. Lui stesso ribadiva che quella paura in realtà era qualcosa di più profondo, legato al timore di interrogare la propria sessualità. Lo stesso concetto si lega ad una riflessione che mi ha incuriosita, rispetto al termine “busone”, utilizzato a Bologna, con un doppio significato – omosessuale in senso dispregiativo e persona fortunata – e che il signor Grillini interpreta come la bisessualità latente in tutte le persone, concetto freudiano ( la bisessualità innata). Mi ha commosso profondamente il legame che il signor Franco aveva con la madre e il gesto significativo di farla sedere in una poltrona del Parlamento dove lui era riuscito ad arrivare nonostante le sue umili origini, un’altra rivoluzione gentile. Mi ha fatto riflettere la rivoluzione che il signor Grillini ha fatto anche con le parole, ribaltando l’immagine dell’omosessualità da negativa a positiva, con ironia e perseveranza, anche sdoganando il termine “lesbica” che ha dato un nome anche all’identità omosessuale femminile. Ho ammirato la sua grande intuizione e azione, distribuendo per le strade preservativi ai passanti, quando l’aids faceva stragi (e continua a farne ma non se ne parla) sensibilizzando in modo diretto le persone. Guardando il film ho compreso che il signor Franco è un rivoluzionario gentile a tutto tondo: dalla vita pubblica a quella privata e lo dimostra anche dichiarando la sua malattia, il cancro, che chiama per nome, invitando le persone malate a non nascondersi, a dare un nome alla propria malattia, come atto di coraggio e verità.
“Let’s kiss” è un’ottima occasione per recuperare quarant’anni di storia, uno strumento di conoscenza, un passaggio del testimone alle generazioni future che non sanno cosa sia successo e possano trovare un’ispirazione gentile nel portarla avanti.

La presentazione di Franco Grillini al cinema Jolly – Bologna