Sono arrivata con 10 minuti d’anticipo nello studio televisivo dell’Antoniano dove mi aspettava una diretta con i “Vecchioni di Mariele”. Un collegamento di una decina di minuti, nato grazie al ricordo in un angolino del cuore di un autore Rai, legato alla canzone “Ciao amico”, sigla ufficiale delle edizioni dello Zecchino d’Oro dal 1976 al 1984, proprio tutte quelle dove ho cantato prima allo Zecchino d’Oro poi nel Piccolo Coro con Mariele.
Ho spinto la grande porta in legno da saloon dello studio, ho realizzato che cosa mi stava per accadere e fatto un bel respiro. Perché io che sembro tanto coraggiosa quando poi avvero i miei desideri, divento minuscola e fragile, vorrei tornare indietro e già solo essere arrivata fino a “prima di” mi gratifica. Ma per fortuna subentra la parte “seria” quella dell’impegno preso, del tempo speso che mi tiene stretta.
Ho trovato lo studio buio e deserto, così pian piano avvicinandomi, è accaduto qualcosa di veramente magico. Ho avuto un sussulto. Tutto a un tratto non ero più Francesca di 46 anni appena fatti, nello studio televisivo dell’Antoniano, ma ero Franceschina incantata, dentro ad una gigante lanterna magica: quella lampada per bambini che girando proietta immagini sui muri.
Prontamente ho filmato la magia mentre un ragazzo, gentilmente, mi chiedeva se ero autorizzata ed io con un sorriso a trentadue denti ( o trentasei?) rispondevo: “Sì”.
Poco dopo è comparsa Elisa Silvestrin, una bellissima ragazza che avrebbe fatto l’inviata del collegamento con “La vita in diretta”. Ci siamo conosciute, mi ha fatto delle domande e abbiamo cucito qualche risposta che accuratamente memorizzava sul cellulare, mentre arrivavano altri coristi e i tecnici dello studio.
L’atmosfera era quella che precede un sovra dosaggio da adrenalina mentre ci salutavamo appoggiando giubbotti e borse sulle poltroncine plastificate rosse, tra un ritocco del lucidalabbra e un commento sulla scelta dell’abbigliamento dei maschi! uno col collo alto grigio, l’altro con il girocollo bluette, un altro ancora con la camicia bianca mentre noi femmine, tutte col poncho di colori diversi, rigorosamente col distintivo!
Finalmente è arrivato il momento della prova audio ma eravamo tesi perché avremmo dovuto cantare senza la nostra direttrice che stava rientrando da un lungo viaggio, quindi tutti a fissare la telecamera 2. Mia sorella (che doveva cantare da solista!) stranamente era in ritardo ma per fortuna quando abbiamo preso posizione, è arrivata, come Dorothy nel paese di Oz, con le sue luccicanti scarpette dorate tra le risate generali, visto che le avevamo tutti (o quasi…) “nere” e prontamente Palaferri si è preoccupato
d’inquadrarle con la telecamera!!!! Ma quanto abbiamo riso? …Quando una vecchiona è inciampata con un volo pazzesco nel gradino del palco, quando un’altra vecchiona non aveva un filo di voce e un’altra ancora raccontava di aver sperato tutta la mattina che i suoi alunni della materna non le vomitassero addosso…e poi durante il collegamento mentre ci urlavano: “Silenzioooooo” indisciplinati come non mai….
La prima prova è stata, pietosa, la seconda meglio.
Quindi alle 15.45 ci hanno fatto rimettere in posizione per il collegamento delle 15.50 con Francesca Fialdini alla “Vita in diretta”. Dal video seguivamo quello che succedeva nello studio di Roma mentre una psicologa e un critico musicale commentavano le canzoni di oggi e quelle di allora. Infine, la presentazione della Fialdini è stata:
E chi pur crescendo pur facendo i conti tutti i giorni davanti allo specchio con il tempo che passa davanti allo specchio, non riesce proprio a uscire da un mondo che ancora ci protegge sono i Vecchioni del Piccolo Coro Mariele Ventre o meglio i “Vecchioni di Mariele Ventre”….
Finalmente dopo un saluto abbozzato, abbiamo attaccato con “Ciao amico” e dopo qualche domanda ai coristi, “La ninna nanna del chicco di caffè” tra uno sbaglio di microfono e l’altro con i gestacci arrabbiati del tecnico…
Mentre cantavo, cercando di essere precisa e sorridente, per un attimo, ho realizzato cos’era successo e ho pensato: “Ma ti rendi conto? Avresti mai immaginato?” e tornavo bambina quando cantare nello studio era una costante, poi nel presente con il cuore gonfio di gioia.
È stato un sogno ad occhi aperti che nemmeno avevo immaginato e credo che Mariele fosse dentro agli occhi di ognuno di noi.
L’emozione di quando ”torno” ai luoghi e alle persone di cui racconto la storia nei miei spettacoli assomiglia a quella descritta qui.