Il metro con cui si sta bene con una persona è quanto si riesce ad essere fedeli a se stessi.
Ieri a mezzodì è arrivata la mia amica toscana tra un temporale e un cambio di gomme del pullman, con il suo cappottino rosso e gli occhi con dentro il mare.
Era emozionante l’idea di trascorrere un po’ di tempo con lei, cercando di condividere qualcosa insieme.
Avevo già consumato una dose di adrenalina nella ricerca del parcheggio, nella sistemazione di casa e famiglia ma soprattutto nei pensieri di che cosa avrebbe pensato di me. Credo che le persone perfezioniste abbiano spesso questo scotto da pagare…e invece, nel momento in cui ci siamo incontrate, “il castello di pensieri faticosi” é crollato, come fosse di carta.
Dopo un caffè ci siamo incamminate nel nostro giro senza una meta ben precisa dove l’importante era stare insieme.
Avevo stampato delle informazioni sui monumenti che avremmo visitato ma il mio inconscio me li ha fatti dimenticare a casa, sul mobile d’ingresso.
Così ho potuto mostrare tutta la mia ignoranza, la mia piccolezza, la mia autenticità. Comunque anche senza schemi siamo riuscite a visitare tutti i posti che mi ero fatta consigliare dalla Signora, molti dei quali non ricordavo o addirittura non avevo mai visto!
Siamo state nel Santuario di Santa Maria della Vita dove c’era “il Compianto sul Cristo morto”: un’opera composta da sette sculture a grandezza naturale che rappresentano la drammaticità della scena alla vista del Cristo morto, disteso in mezzo a loro. Le vesti gonfiate dal vento mi hanno incuriosita poiché spiccavano solo sui seni delle due donne.
Abbiamo pranzato al “Mercato di Mezzo” e la dolce atmosfera, é stata “stemperata” da un piatto di tortellini con una panna acida ed un caffè che di “supremo” aveva solo il nome!

Lei era delicata e piacevole come uno scialle di lana in una giornata fredda.
Camminavamo sotto alla pioggia entrando e uscendo da chiese, librerie, negozi e strade senza un filo logico. Ma la bellezza era proprio dentro quel “non tragitto” che ci dava il semplice gusto della compagnia.
Poi abbiamo visitato le “sette chiese” in Santo Stefano che lei già conosceva.
Abbiamo scoperto che il buio che avvolge il luogo é una disposizione delle belle arti rispetto ai monasteri. Sentivamo un canto che aveva un che d’irreale, in una giornata fuori dagli schemi. Ultima chiesa, quella di San Domenico dove uscendo abbiamo criticato un crocifisso sanguinante…

Dopo, l’ho portata dove lavoro per farle respirare un pezzo dei miei racconti.
Infine la destinazione più difficile: la mia casa dove la mia famiglia ci aspettava con ansia.
Ma lei con la sua delicatezza ha allontanato ogni disagio, io che mi sentivo la protagonista di tutti quei racconti letti nel mio blog. Perché frequentare chi ti legge é qualcosa di molto strano, soprattutto se parli del tuo quotidiano, della tua famiglia e di tutto ciò che vivi in prima persona.
Zucco é stato un grande compagno in questa piccola avventura, solo come lui può fare!
I bambini hanno dato il peggio con la loro confusione ma che, in realtà, é proprio il meglio, a conferma che bisogna sempre essere se stessi.
Dalla sua valigia a quattro ruote, lei ha tirato fuori regali per tutti, confermando la sua generosità d’animo…poi abbiamo cenato intorno al nostro tavolo tondo con piacevolezza.
La serata é scivolata insieme ai goccioloni e alla stanchezza di tutte quelle emozioni forti.
Il gatto era l’unico scontento e grattava alla porta della camera dove lei avrebbe dormito, impaurito all’idea di perdere la sua stanza!
Delicata come sempre
😉
Hai scritto tutto cio’ che ho provato anche io: un’atmosfera irreale, vicinanza, la musica delle voci nostre e dei bambini, la grandezza di Zucco, la paura delle aspettative, la verità dell’essere se stessi anche in una imperfezione che vediamo solo noi perfezionisti….grazie ancora!
Grazie ancora a te bella amica!
Tortelliniiiiii 🙂
Gnammm
🙂 super gnammm
Che tenerezza!!! Piacerebbe tanto anche a me conoscere la tua amica…! Lei lo sa che sono Toscana anch’io?