Stamattina nel rito quotidiano del caffè ai tavolini di Bologna, una cicala urla il suo canto. La cosa strana é che non canta in una giornata estiva né da un angolo di verde ma rimbomba in una galleria del centro.

Sovrasta, incessante, la musica di sottofondo e mi piacerebbe tradurre il suo canto. Me la immagino rimasta sola forse perché si é persa o magari perché é voluta rimanere, nonostante il freddo e il posto sbagliato. Mi fa pensare al desiderio di urlare la sua unicità che forse l’ha resa sola. Il suo canto assordante mi fa tenerezza e mi regala uno stralcio d’estate, di sole e solitudine.