Dopo mesi di reclusione ho trascorso una serata in un locale. Sembrava tutto “normale” ma in realtà non lo era la mia meraviglia nel trascorrerla. Ci hanno tolto la libertà, imprigionato i pensieri e di conseguenza le azioni per “la nostra salute”. Non mi capacito del pensiero comune che ha preso forma nella gente che mi circonda (fortunatamente non tutta) che continua a subire panzane e ingiustizie al limite del surreale. La paura aleggia travestita da “aria buona” respirata attraverso una mascherina che nasconde e tappa la bocca. Le regole e i controlli si moltiplicano insieme agli obbedienti che eseguono fuori da ogni logica. La verità in tasca non ce l’ha nessuno ma la ragione dovrebbe prevalere e prevaricare. La paura di vivere ha immobilizzato per la paura di morire.