A mezzanotte meno due smangiucchio una fetta ai tre cereali dopo la trasgressione di aver aperto la bottiglia calda di Fragolino. Ondeggio in piedi nel bel mezzo della cucina e mi guardo intorno. Tutto quello che mi circonda ha un significato: i due peperoncini di legno appesi, comprati in Sardegna milioni di anni fa, le stelle fiorate secche della montagna raccolte in una vacanza, le calamite regalate da mio figlio dopo una gita, le stesse che il gatto butta giù con prepotenza ogni volta che esige il pasto, il Pinocchietto nell’altra parete comprato a Firenze in un giorno di sole, il lampadario di rame e gocce di vetro infilato in valigia da Sharm in quella sera che volevo comprarli tutti, il depliant del paradiso dei giardini del Casoncello, meta paradisiaca, il bottiglino con la sabbia azzurra, esperimento scolastico. Tutto ha un significato o meglio a tutto do un significato. E se da un lato è meraviglioso e poetico, dall’altro è una trappola da cui non riesco ad uscire. Tutto questo pensare è faticoso e impegnativo. In alcuni momenti fa volare alto ma talmente alto da sentirmi sola. È la mia condizione che rifiuta il volo a mezz’aria…
IL VOLO A MEZZ’ARIA
