Alle 9.30 ci troviamo a Bazzano per cantare nell’ospedale dove lavora come medico Luciana, la direttrice del coro Vecchioni di Mariele. Nell’atrio hanno preparato una pedana, le sedie per il pubblico e le locandine attaccate ovunque.
Questo genere di concerti sono i più delicati, dove si deve solo portare gioia, accantonare qualsiasi problema e dare il meglio e sono anche quelli più preziosi, dove ogni lacrima e sorriso devono essere raccolti e custoditi per ricordare chi rappresentiamo.
Raggiungiamo il primo piano dove l’ufficio di Luciana si trasforma in guardaroba e Tiziana in custode, mentre ci salutiamo con rinnovato entusiasmo, tutti vestiti di nero con qualcosa di rosso. Luciana è molto agitata e lo si capisce dalla faccia tesa, i gesti scattosi e il tono della voce mentre noi ci comportiamo come bambini felici, con qualche risata di troppo (al culmine, quando attorniamo Massimo per fare ingelosire Cristina, sua moglie… infatti nel nostro coro oltre a sorelle e fratelli c’è anche una coppia!)
Facciamo una brevissima prova cantando “Adeste fideles” per poi seguire Luciana nei vari corridoi dell’ospedale. Un suo collega ci filma per costruirne un video, mentre cantiamo “Auguri, auguri, auguri” (una canzone scritta da Gina Basso nel 1972) che da il titolo al concerto di oggi.
Camminiamo cantando facendo tutto il giro del reparto, mentre qualcuno si affaccia sulla porta della camera, qualcuno solleva la testa dal cuscino con un cenno, altri salutano, sorridono e una signora con la mascherina parla con gli occhi pieni di lacrime. Dopodiché torniamo nell’atrio per iniziare il concerto preceduto da un discorso significativo della Dottoressa Marilena Muratori, primaria del reparto di Medicina, che paragona il canto corale al lavoro della loro equipe. È incredibilmente importante rendersi conto della bellezza di poter mettere a frutto un dono, quello del canto, per un’occasione come questa.
Giacomo presenta e ormai il copione è solo una traccia per mettere in fila i suoi discorsi sempre più calibrati tra la conoscenza e la leggerezza. Intanto Alfredo, l’addetto alle registrazioni, scatta e filma senza sosta!
Iniziamo il concerto con “Ciao amico” e qualche viso si accende, illuminato dalla memoria. Oggi Luciana ha scelto solo brani allegri per riempire l’ospedale. Ci sono pazienti, parenti e volontari travestiti per il Natale che colorano la saletta. Siamo stretti non solo nelle posizioni ma anche nel canto, così intenso. Seguono i brani della scaletta senza nessun intoppo se non qualche attacco sbagliato di Luciana che oggi è la più coinvolta. E come ogni volta il medley folk ha la meglio su tutto il repertorio, alimentando la soddisfazione per le fatiche di un tempo; infatti fu un lavoro molto faticoso quando cantavamo nel Piccolo Coro, riuscire ad imparare tanti dialetti regionali, paragonabili ad una lingua straniera. E tra il pubblico non mancano persone che cantano con noi tra esclamazioni e grande attenzione. Un signore in prima fila piange per tutta la durata del concerto, una ragazza elfa riprende ogni canzone col suo cellulare, un papà, nel giorno del suo compleanno, spunta ogni tanto scattando foto, il marito di Cinzia è molto attento, come se ci sentisse per la prima volta e ci sostengono con la loro presenza, anche alcune mamme dei coristi…L’ascolto si amalgama perfettamente col canto, creando uno scambio perfetto. Chiudiamo il concerto ripetendo la canzone “Auguri, auguri, auguri!” con la meravigliosa Giulietta e finiamo, acccompagnati dagli animatori, con il bis della slitta vagabonda dove saliamo tutti allegri volando sulla neve e sulla musica.
Ogni volta che cantiamo penso di aver raggiunto la soddisfazione più grande, sottovalutando la meraviglia che cresce…