Stamattina dovevo procurarmi l’estratto di nascita per il viaggio in Cina con il Piccolo Coro. Arrivata nel comune di residenza mi hanno fatto andare nell’ufficio di Bologna che a sua volta mi ha mandata nel comune della nascita dei miei figli. Quindi, siamo finiti a Minerbio, un paesello nella bassa bolognese dove abbiamo vissuto per otto lunghi anni.
I primi cinque, lavorando a Bologna, io e mio marito ci dormivamo e basta ma dalla nascita di mia figlia, mentre lui era impegnato col lavoro, io ho iniziato a vivere e conoscere il paese. In quegli anni ero molto sola, lontana da qualsiasi parente o amicizia e conobbi una ragazza speciale sotto i portici del nostro complesso residenziale. Entrambe sole per molte ore al giorno, immerse dalla nebbia del posto e con quella creaturina nel passeggino da portare in giro, diventammo amiche. Ecco, lei è per me l’unico ricordo luminoso che porto di quel periodo. Ero stanca, sconvolta, inadatta a quel ruolo di mamma che non riusciva a far crescere abbastanza la piccola, piena di sensi di colpa. E poi quella nebbia, quanta nebbia e così poca apertura dai paesani di quel luogo. Persone chiuse, ermetiche anche con una come me che riesce a parlare anche con un muro. Ma in compenso c’era tanto verde intorno alla nostra casa e tanta tranquillità.
Oggi non mi ero preparata a tornare dopo molti anni.
Appena varcato il cartello del paese, ho riconosciuto vari luoghi come la trattoria, il gommista, il gioielliere e mentre avanzavo non provavo nulla, nessuna nostalgia. E più non provavo, più mi stupivo di quella reazione che solitamente non mi appartiene.
Poi siamo stati in Comune per avere il documento e subito dopo ne abbiamo approfittato per fare un giretto nel circondario, visto che la nostra ex casa era proprio lì dietro.
Sotto i portici ho riprovato quella sensazione di tristezza che troppe volte mi ha accompagnata in quel giro senza gioia. Poi abbiamo girato l’angolo, percorso il breve sentiero e tutto il verde è esploso e c’erano le panchine, quelle verdi di metallo e così all’improvviso sono scoppiata a piangere. Dentro quel posto ero tornata in quel tempo in cui ancora dovevo conoscere la vera felicità. Ma non ho trattenuto nulla e intanto continuavamo a girare, guardare, osservare e notare il circondario. La nostra ex casa ha cambiato anche padrone e i portici sono rimasti gli stessi di allora. La fontana zampillava al centro della piazzetta ed era pulita e musicale con quello scorrere continuo. Ho capito che in quel posto ho lasciato uno dei periodi più difficili della mia vita.
Infine siamo tornati al bar dove andavo sempre con la mia amica e lei prendeva la spremuta d’arancio e ci siamo seduti nel tavolino che in quei giorni non conteneva tutte le nostre cose. Di fronte si vedeva la chiesa, quella dove decidemmo di sposarci nonostante un prete antipatico.
Così ho scattato foto per appiccicarle qui, in caso qualcosa dovesse cambiare perché nonostante siano stati anni difficili, fanno parte della mia vita e non li voglio scordare.