Martedì scorso ho ricevuto una foto su What’sApp della mia mamma.
C’era lei, sorridente in cucina, con una sciarpetta al collo, quella che ha fatto per me.
Un sorriso di una dolcezza infinita ed uno sguardo interrogativo come se mi stesse chiedendo se la sciarpa mi piacesse!
Quando l’ho vista mi è venuta una gran voglia di abbracciarla e di averla vicina a me.
Poi quando ci vediamo, dopo due giorni già la tratto male, a conferma del fatto che lei c’è.
Ma lei c’è in un modo che è difficilmente comprensibile agli occhi di tanti.
Lei c’è se ho bisogno del suo sostegno, delle sue critiche, dei suoi consigli o solo della sua voce.
Lei c’è per parlare di qualsiasi cosa e ritrovarsi sempre più simili.
Lei c’è come persona e non corrisponde al prototipo di madre.
Lei c’è negli orari in cui può.
Lei c’è in un’alchimia tutta nostra.
Da quando si è trasferita al mare, tutto è cambiato .
Ho dovuto combattere con la rabbia egoistica che esiste in ogni figlio perché molte cose belle hanno bisogno di tempo e fatica.
Quante volte avrei desiderato una domenica in famiglia…quante, un po’ di riposo da due bimbi da accudire…ma tutto questo è servito a farmi crescere e a darmi forza.
Perché intorno a me c’è una gran confusione, talmente tanta che qualche volta mi ha appannato i pensieri.
La mentalità diffusa per cui i genitori devono essere al servizio dei figli per tutti i soliti motivi “materiali” di mutui, lavori a tempo pieno, ecc.
I genitori non devono essere continuamente di supporto altrimenti i figli non possono crescere.
Ma l’esempio stesso non è il messaggio più importante? In quanti hanno il coraggio di cambiare vita e città a sessant’anni?
Anche prendere le distanze è un atto d’amore.
molto bello ciò che hai scritto.. non è facile parlare dei propri genitori così apertamente io non ci riesco ancora… ciò che ho letto è profondo e commovente, molto personale… ci vuole coraggio e consapevolezza..