Stamattina mentre guidavo ho sentito alla radio una canzone di Sergio Cammariere.
Lui, già di suo ha uno stile malinconico ma ancora di più con le mie associazioni di pensiero.
Bastano poche, pochissime note di quel cd ed il mio viaggio di teletrasporto, si compie in un attimo.
Le musiche di “Dalla pace di un mare lontano”, mi fanno galleggiare in quel ricordo. Neanche a farlo apposta, il titolo sembrava scritto per noi.
Di sera, nel bagno lungo e azzurro di quella casa, la prima di Zucchetta.
Io stanca, gonfia, impaurita e molto sola con una bimba piccola piena di energie.
Quel rito serale dell’acqua, con le braccia immerse e la fronte umida.
Solo così si calmava Zucchetta, appena la immergevo nella vasca, con le note di Sergio.
In quel momento diventavo ai miei occhi una mamma accettabile.
Nel vedere che lei stava bene, anch’io stavo bene almeno per qualche mezz’ora.
Non è vero che la maternità è sempre un periodo meraviglioso, soprattutto se hai avuto un parto tremendo.
Per mesi ho portato i segni di quei primi mesi infernali, alleviati da ben poche cose, tipo: una bella dormita, un sacchetto di biscotti o una dolce melodia.

 

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