Un fienile giallo, disperso tra i colli di Bologna.
Un tempo attirava, per una pietra fosforescente trovata che rendeva il posto magico.
Una strada infittita dai rami del bosco. Buio e curiosità.
Due sorelle senza senso dell’orientamento.
Un’amica d’infanzia che canta un piccolo concerto per pochi intimi.

Ci accoglie una ragazza fiera e gentile che c’invita ad accomodarci dove preferiamo.
Curiosiamo.
Poi ci afflosciamo su due grandi poltrone verdi in un angolo.
Sorseggiamo birra apprezzando gli arredamenti.
È tutto molto equilibrato nei colori e negli oggetti che fingono di essere lì per caso. L’atmosfera che si respira è quella di una casa di amici degli amici.
Ci viene fame e divoriamo un’insalata con la parola “crumble”che incuriosisce e non è altro che pane sbriciolato. Qui molte cose sono come il pane sbriciolato: semplici ma valorizzate, impreziosite.
Poi inizia il concertino e con l’insalata infilata tra i denti, c’infiliamo nella seconda fila proprio in mezzo.
Ora siamo in un teatrino, raggiungibile da una piccola scala.
Una voce che riempie, una chitarra ed una batteria arricchita da piccoli strumenti inventati.
Melodie dai sapori di vacanza, intervallati da piccole e preziose spiegazioni.
Lei canta con quella magia di chi entra nella dimensione musicale.
Muove il viso in smorfie di alienazione.
Il chitarrista sembra massaggiare le corde, fare movimenti da prestigiatore che però fa solo apparire.
Il batterista inventa, muove e contorce la bocca per fare il verso di un uccello con un altro strumento.
Il trio è perfetto in questo fienile: discreto, curato e valorizzato da semplici cose.
Proprio quelle che lo sono solo all’apparenza ma che dietro hanno, molto probabilmente, anni di studio e passione.

È stato bello.
Una serata strana e piacevole, molto.
Di certo la pietra da qualche parte è nascosta.

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