Luglio 1985.
Quella fu un’estate indimenticabile.
Causa forza maggiore di un trasloco, i miei mi lasciarono in vacanza a Viareggio da mia zia. Prima volta senza l’occhio vigile di mia madre!
Nel pacchetto regalo c’erano anche i miei cugini di cui, uno della mia età e l’altro di due anni più grande.
Come da copione, dalla parte di mia madre i parenti sono tutti abbastanza “sopra le righe”.
Mia zia ci lasciava molta libertà e a me non pareva vero.
Il nostro stabilimento balneare (“Principe di Piemonte” e già il nome è un programma ) pullulava di adolescenti miliardari.

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Alla sera qualche volta andavamo nella discoteca del bagno e ho conosciuto tantissima gente.
Le giornate volavano e le avventure si sprecavano.
Per me, abituata sempre con mamma e papà in vacanza in camping o in case in affitto, quello era il mondo dei Balocchi.
Nei vasi delle piante di quel bagno io e la mia amichetta nascondevamo le Kim verdi alla menta. Fumare, senza aspirare, ci faceva schifo ma ci sentivamo grandi.
Quasi tutti quelli che frequentavo avevano i genitori separati e ricordo i piagnistei per questo fatto (io mi sentivo fortunatissima ma non potevo dirlo…).
Ricordo delle case da sogno e una ragazzina ribelle che ci portava nella sua a fare casino. Renato Zero è il suo padrino e questa cosa colpiva molto.
Poi ci fu la mia prima indigestione con bagno in mare. Vomitai anche l’anima ma mi servì ad imparare a guardare l’orologio prima d’immergermi!
Le lotte per terra con solletico e torture dei cugini, fantastiche!
I pranzi con hamburger da Galliano, quando nacquero i primi fast food e ti sentivi proprio un gallo a mangiare quella roba.
Quella volta che mia zia si spaventó a morte perché accompagnai un morosino alla stazione senza avvisarla. Mi credeva già dispersa e tornata a casa andò su tutte le furie con mia grande meraviglia, visto il suo permissivismo.
Poi il regalo di mio cugino: la cicatrice.
Io giravo in bici trainata da un altro moroso in motorino, accompagnata anche dal cugino coetaneo. Prendemmo una buca ed io feci un volo che mi lesionó il braccio.
Mio cugino mi pregó di non raccontare nulla a mia zia altrimenti, diceva, si sarebbe preso la colpa.
Io volli fare l’eroina e accettai il silenzio. Non contento mi promise di risolvere tutto lui e nascosti in bagno mi medicó la ferita con una bella quantità di Cicatrene.
Passai una notte infernale con un bruciore pazzesco.
Il giorno seguente mia zia capì che nascondevo qualcosa e dovetti confessare.
Questa volta si arrabbió al punto di volermi rispedire a casa.
Poi vedendo l’infezione della ferita fu costretta ad accompagnarmi al pronto soccorso.
Mi medicarono, sfregando con una tale potenza che io urlavo dal male.

Mio cugino rideva… e ora rido io quando mi guardo la cicatrice rimasta, marchio indelebile di quell’estate.