In questo posto c’era molto silenzio e poca luce.
Una bella atmosfera.
Chiunque poteva entrare senza preavviso ma entro un certo orario.
Loro, tanti, aspettavano anche per ore, immobili.
Provenivano da ogni parte solo per farsi conoscere.
Alcuni erano riusciti ad arrivare senza alcuni pezzi ma c’erano comunque.
Non si sa quante persone erano state coinvolte in quello spostamento, nè quanto tempo fosse servito.
Di giorno regnava la quiete più assoluta così come di notte il caos più selvaggio.
Nessuno avrebbe potuto resistere al frastuono e all’odore.
I Capi si occupavano di tutti, in ogni piano.
Gli altri non potevano più uscire se non per qualche ripulita.
I Capi erano i più saggi ma anche i più crudeli e si divertivano a spaventare i più piccoli di giorno e di notte.
Girando ne ho incontrati di conosciuti ma anche tanti mai visti.
Non mi ricordavo di quanto fascino sprigionasse questo posto e ne ero meravigliata.
Incuriosita volli saperne di più e cercai informazioni.
Scoprii la Cariama della Pampa con quell’aria un po’ seccata, la Cotinga del Sud America con un cartellino attaccato;
le Coturnici stavano per litigare e il Tridattilo era molto altezzoso.
Occhiocotto aveva perso qualcosa mentre Regolo fingeva di dormire.
Ma quanti erano? Quanti nomi, quante abitudini diverse! Che bellezza scoprirli!
Piro Piro aveva un’aria interrogativa e Casuario voleva andarsene.
Diamante di Gould indossava colori splendidi ma Otarda era la più dignitosa anche con un solo pezzo.
Argo occupava un’intera sezione e Seenisco era molto triste.
Skunk prestava la massima attenzione e Drillo misurava un bastone.
Dipo ne aveva combinata una delle sue ai Bufi che lo stavano aspettando.
Per finire in bellezza Luna vagava libera con grande invidia di tutti.
A questo punto dell’avventura dopo aver annotato i loro nomi mi sono detta che spesso la realtà supera la fantasia!
Ho sceso la scalinata del museo soddisfatta e divertita di aver vissuto queste scoperte insaporite con un po’ d’immaginazione.