La guerra incombe e preoccupa, terrorizza e occupa pensieri e parole. Cosi com’è vero che non sia giusto pensare solo al proprio orticello lo é pure che si debba partire da lì. Io nel mio piccolo mi ritrovo a fare i conti con la mia ignoranza politica, storica e geografica che mi lascia attonita. Non capisco cosa stia succedendo e più provo ad informarmi e più mi sento inerme di fronte a qualcosa di così complicato e sovrastante. Al tempo stesso m’innervosiscono i “tuttologi” che da esperti di virologia si sono trasformati in geopolitici, sparando sentenze a profusione. Di fronte ad una condizione d’impotenza cerco l’unica soluzione possibile, una riflessione sul mio mondo, quello che mi circonda. La guerra é lo stadio finale che nasce da contrasti e conflitti irrisolti che ogni essere umano si ritrova a dover affrontare. Ecco, appunto, “ogni essere umano” e io parto da qui. Mi guardo intorno rendendomi conto che i rapporti conflittuali spaziano dalla famiglia al lavoro fino alle amicizie e i silenzi o gli urli sono i primi mattoni che costruiscono muri solidi a volte invalicabili. Quante volte mi é successo di rimanere zitta covando pensieri atroci? Quante altre in cui ho litigato perdendo il controllo sul tono della voce e sulle parole? Ma il risultato era sempre lo stesso, quello di sentirmi sconfitta, amareggiata e incompresa. E come me quanti altri hanno chiuso rapporti, progetti e relazioni? Non é forse una piccola guerra anche questa? Non esiste pur sempre all’origine un parassita che rovina tutto? Si annida nei pensieri e cresce, moltiplica, invade, distrugge. I diserbanti più efficaci credo siano il confronto, l’ascolto, il dialogo, la riflessione e lo scambio che diventano accordo, compromesso. Siamo tutti bravi a professare la pace ma quanto riusciamo a metterla in pratica nelle nostre vite? Se proprio non é possibile fare nulla per questa guerra, almeno la si può guardare come un monito per la nostra parte di pace?
NON INSCATOLABILE, SOCIETA', TESTA
Il parassita della guerra
