Stamattina in garage ho cercato dei teli di lino che conservavo in una scatola. Sono dei teli che appartenevano a Gemma, mia suocera, che non c’è più da nove anni.
Perché mi piace l’idea che prenda parte a questa esperienza fiorita, lei che i fiori li amava.

Infatti, ho raccolto della lavanda per lo spettacolo di domani sera: “Fino alla lavanda” di Ginetta Maria Fino ma, stavolta, in compagnia di mio figlio che interpreta il Caramellaio.

Arrivati allo spiazzo fiorito abbiamo steso un telo sul prato per appoggiare i mazzi, come mi ha insegnato Ginetta e inforcato i forbicioni, lui neri, io fucsia. Gli ho fatto vedere come fare, afferrando con forza il primo mazzo e lui mi ha chiesto se le api ci avessero punto. Gli davano fastidio le erbe che s’infilavano nei piedi, così ci siamo scambiati le scarpe anche se con qualche numero di differenza. In quel modo, io zampettavo con i suoi infradito mentre lui sciabattava con le mie scarpe chiuse. Era molto, molto caldo e ancora una volta i passanti giravano la testa curiosi del nostro daffare. Lui tagliava, si sedeva sotto all’albero a sgranocchiare crackers, si alzava e tagliava ancora, mostrandomi la lunghezza degli steli. Troppo corti! Anche lui, come me la volta scorsa, temeva pericoli…
Intanto gli ho raccontato che far parte di uno spettacolo significa persino curarsi di altro che non sia solo l’esibizione stessa, imparando così nuove cose.
Poi gli ho confessato che in sua compagnia è tutto molto più bello…