Stamattina, dopo aver accompagnato i bimbi al campo estivo, sono andata a raccogliere della lavanda per lo spettacolo di stasera.
Il sole cuoceva, ma tanto, a me piace.
Ho imboccato la strada in salita alla rotonda e dopo pochi metri mi sono accorta di aver sbagliato direzione, nonostante ci fossi andata recentemente. Al solito mi sono arrabbiata con me stessa per questo limite che mi fa sentire una stupida. La via era sempre più stretta e non c’era modo di fare inversione, così mi sono rassegnata a godermi il panorama del grano che costeggiavo. Finalmente sono riuscita a raggiungere la strada giusta, ripetendomi mentalmente tutti i punti di riferimento per la prossima volta.
Ho parcheggiato la macchina, preso il saccone e le forbici e ho raggiunto le macchie di lavanda. Così, china sotto il sole ho iniziato a tagliare i fusti nella zona più defilata, vicino ai bidoni dell’immondizia.
Intanto le auto passavano e qualche curioso girava la testa.
All’inizio mi sentivo come una ladra poi ho deciso di uscire allo scoperto perché in fondo stavo solo raccogliendo fiori.
Ogni tanto nelle vicinanze passavano delle persone: una ragazza correndo, un trio di amiche adolescenti che chiacchierava a voce alta, un paio di “umarells.” Mi aspettavo che ne arrivasse almeno uno a lamentarsi della mia raccolta, invece non hanno battuto ciglio.
C’erano tante api che svolazzavano intorno e limitavano il mio taglio dei fusti. Avevo paura mi pungessero, avevo paura ad infilare le mani più sotto perché non riuscivo a vedere cosa ci fosse, però poi non ero soddisfatta di quegli steli così corti.
E mi sono detta che, pace, se fossi stata punta! e pace, se non vedevo!
Ho afferrato con decisione gli steli tagliandoli in profondità. Quel gesto mi ha fatto pensare a come si devono affrontare le cose: con determinazione e coraggio!
Tra me e me ho sorriso di quel quadretto mattutino, io che ho sempre snobbato i fiori e le piante.
Io che credevo non m’interessassero…cittadina dal pollice nero.