Un mesetto fa ho telefonato per prenotare la visita al giardino, lo stesso che scoprimmo per caso due anni fa.

Speravo tanto che ci fosse ancora posto sapendo che la disponibilità é limitata a pochi posti in rare date.


La signora al telefono si ricordava ancora di mio figlio, con estrema precisione; infatti quel pomeriggio di giugno fu magico per tutti.

Così ieri, ci siamo tornati, portando anche due amiche.
Il gruppo della visita era prevalentemente di persone anziane, appassionate di botanica.
Io, che non so nemmeno curare una pianta grassa, ero tornata per respirare ancora un po’ di quella magia verde e profumata e per poter guardare da vicino una creatura così rara. Infatti dai suoi racconti, dai suoi movimenti aggraziati e dalla voce dolce, ci si sente catapultati in un luogo magico.

Alle 10 ci ha accolto la padrona di casa, Gabriella, nonché rinominata da Zucchetto: “la Fata della Natura”.

Dopo essere entrati dal piccolo cancello in legno, ha spiegato il motivo dell’apertura al pubblico del suo giardino: “diffondere il messaggio che si possono coltivare piante ed ortaggi senza additivi chimici ma solo con le proprie mani”.
Lei che utilizza l’acqua del cielo, del rubinetto e il letame del cavallo Enea.
Il suo giardino è nato per caso, nel 1980 quando Gabriella ha deciso con il suo compagno (un famoso fumettista) di cambiare vita. Il vento ha pensato al resto: a portarla insieme ai semi in quella terra selvaggia che la stava aspettando. E da un luogo di rovi e macerie, Gabriella ha tirato fuori un angolo di paradiso cercando, studiando, viaggiando, sperimentando. Ha imparato a muoversi al ritmo della natura aggiungendo il suo senso dell’estetica garbato e raro.
Poi tanta fatica nelle mani, nella schiena, nel portafogli troppo vuoto per poter andare avanti. Poi tanto coraggio, ingrediente indispensabile per creare cose meravigliose.

Così, la mattinata è scorsa come acqua fresca con i suoi racconti di piante e tecniche. Riusciva ad essere coinvolgente perché dietro ogni mazzo e ogni pugno di terra, c’era una storia che parlava di persone, di accadimenti e trasformazioni.
Tutto ciò che diceva poteva essere un piccolo discorso di filosofia, perfettamente adattabile alla propria vita. Il bello ed il brutto in un unico insieme…Era affascinante ascoltare quanto sono importanti i parassiti, l’edera e tutti quei “nemici” che in realtà fanno parte di una catena naturale che non deve essere spezzata ma solo trasformata.
Mi è piaciuta tanto la sua definizione di “giardino spettinato” che non significa trascurato ma di una bellezza sottile e particolare.

Ma basta attraversare questo angolo di paradiso per poter credere ancora che il coraggio serva.
Basta avvicinarsi a Gabriella e guardarla negli occhi per sentire un’energia buona, rara e pulita.

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