Al parco, Zucchetto giocava nella terra con un bastone ed un mucchio di foglie.
Le ha tutte radunate nelllo spiazzo intorno.
Io, a pochi metri, leggevo un libro su un muretto.
A un certo punto, un signore anziano con un cane al guinzaglio, si è avvicinato a Zucchetto.
Lui e il cane avevano la stessa faccia: grossa e brutta.
Il signore, con tono arrabbiato, ha detto a Zucchetto che non doveva buttare le foglie nella fontana.
Poi gli ha chiesto se era con il papà o con la mamma e con tono minaccioso gli ha ripetuto che non doveva buttarle.
Zucchetto in silenzio e con gli occhi sbarrati, lo ascoltava.
Al che gli ho chiesto se aveva bisogno e lui mi ha risposto che doveva “far paura” ai bambini perché non sporcassero la fontana.
Com’è nella mia natura, non sono riuscita a stare zitta e mi sono alterata.
Gli ho detto che non è giusto insegnare le cose con la paura e che quel tono minaccioso non serviva, visto che mio figlio non aveva fatto nulla.
Lui ha risposto che il bambino aveva ammucchiato le foglie per buttarle nella fontana, così gli ho chiesto se fosse un’indovino.
Ma lui, si, ne era certo che l’avrebbe fatto.
Ha aggiunto di essere mandato dal Comune, per mantenere la fontana pulita.
Allora gli ho fatto presente che non sarebbe potuto venire in questo parco con il cane ma lui ha detto di avere un cartellino speciale!
Bene, allora sarei andata in Comune a lamentarmi del metodo utilizzato e del cane.
Così se n’è andato, rivolgendo l’ultima minaccia a Zucchetto e dicendo che sarebbe tornato nel pomeriggio a controllare.
Come ultima risposta gli ho detto che forse non aveva proprio nulla di meglio da fare.

Se non ci fosse stato mio figlio, avrei preso tutte le foglie e buttate nella fontana che, tra le altre cose, ha un fondo veramente indegno…

Dopo qualche minuto mi si è avvicinato Zucchetto dicendomi: “Grazie mamma per avermi protetto, anch’io lo farò quando sarai vecchia.”

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