Accade che arrivi il buio che inghiotte le giornate, in una sorta di tunnel di cui non si vede la luce. Il primo segnale è il risveglio al mattino che si fa pigro, senza entusiasmo né prospettiva che si fa largo nelle azioni quotidiane come la scelta dei vestiti e la colazione svogliata. Le persone intorno diventano un fastidio, un brusio noioso e nemmeno un posto a sedere sul bus. Il quadernino magico mi ricorda quanto di bello ed entusiasmante mi sono inventata fino a qualche giorno prima e ora le righe aspettano vuote, parole interessanti, frasi sensate e nuovi progetti, parola orrenda. Al lavoro raccolgo tutte le forze per non espandere il malessere che cova mentre raddrizzo le pile delle scatole, ordino le scarpe e aspetto clienti che mi facciano sentire utile. Il tempo d’attesa lascia spazio ai pensieri che si mettono d’accordo per diventare tutti insofferenti, pessimisti e odiosi. Un domino di negatività travolge un pensiero dietro l’altro mentre mi ripeto che tanto passa, che dopo la pioggia arriva il sole, dopo il buio, la luce. Ma per accettare questo stato d’animo, ne parlo, ne scrivo, perché tanto accade e fa parte del vivere. L’equilibrio credo si raggiunga quando si scenda al compromesso del sopravvivere senza farsi sballottare da istinti e desideri, da domande e cambiamenti. Da anni mi scruto attraverso la scrittura, i post finto/scemi sui social e imparo a conoscermi, accettando le conseguenze delle mie azioni e non azioni, cercando di capire, crescere e migliorare. Stare male aiuta a stare bene anche se impantana ogni cosa in una melma schifosa che pian piano va lavata via.
Squilibrio vitale
