Quando ti ho fatto leggere il mio diario, me l’hai reso con delle striscioline sottilissime di post colorati. Ognuna era un appunto per qualcosa d’inesatto o nella forma o nel concetto. Alcuni mi sono stati d’aiuto, altri mi hanno infastidita perché non c’è cosa peggiore della censura altrui. Se l’avevo scritto significava che volevo dirlo.
Ieri pomeriggio ero nell’ufficio di una persona a spiegare il mio percorso e quando ha aperto il diario, ho rivisto le striscioline colorate: alcune accartocciate, altre ritte e mi ha preso una mancanza enorme.
Ma tu eri con me.