Era piccina quando andammo a Oltremare, aveva quattro anni. Ricordo bene che insieme scegliemmo il souvenir da portare a casa: una piccola balena sorridente in ceramica che ha trovato il suo posto sul mobile in bagno.
L’altra sera mentre mi stavo lavando la faccia, ho trovato la balenina rotta, l’ho presa tra le mani e ho iniziato a piangere a dirotto. Dentro quel pianto c’era la consapevolezza di un tempo che non ritornerà più, c’era la mia piccola bimba, il nostro tempo, il nostro amore. Poi mi é venuto in mente quel foglio trovato per caso che raccontava la storia di un vaso rotto e della tradizione giapponese “kintsugi” che aggiunge oro agli oggetti ricomposti. La cicatrice dorata da valore all’oggetto rendendolo unico. Cosí ho raccolto i cocci, lasciandoli sulla scrivania di mio marito che riesce ad aggiustare qualsiasi cosa. Gli ho ricordato la storia del vaso rotto, chiedendogli se avesse un’idea di come fare.
Alla sera tornata a casa sono stata felice, felice come una bambina nel ritrovare la nostra piccola, unica, imperfetta balenina…