Essendo una golosa di emozioni, appena annuso un’occasione nell’aria, cerco di approfittarne. Così ieri sera sono andata in chiesa ad ascoltare il concerto spirituale di due cori, in uno dei quali ho cantato fino a poco tempo fa. Nella penombra, sola, sulla panca, mi ha fatto uno strano effetto trovarmi dall’altra parte. Riuscivo ad osservare in modo diverso lo svolgimento del concerto, guardando le espressioni e i movimenti dei coristi, ognuno con la sua personale interpretazione. Erano abbastanza amalgamati tranne una, che certamente é la più esperta tecnicamente, ma che non ha chiaro il concetto di “coro” dove le voci devono essere una. A un certo punto hanno cantato “Notre pere” e “O sacrum convivium” disponendosi in cerchio attorno alle panche, come piaceva tanto a me che era il punto del concerto che preferivo, dove le voci vibravano, rimbombavano e ti rimbalzavano addosso con qualcosa in più. Ecco, per quei due canti non ho resistito e la voce mi é uscita come per necessità, facendomi capire ancora una volta come sono fatta. E poi anche stavolta ho soddisfatto la mia golosità…