Nel pomeriggio di domenica ci siamo trovati al Podere Calvanella a Monterenzio, per partecipare allo spettacolo: “Fino alla lavanda” di Ginetta Maria Fino.
Io in veste di cantante, mio figlio di Caramellaio.
Questa volta ero in compagnia della mia famiglia al completo, suocero compreso.
Raggiunto il grande prato, la sensazione era di rilassatezza, perché dovunque posassi gli occhi c’erano solo cose belle: il paesaggio, il fienile, l’amaca…tutto quello spazio avrebbe fatto parte della nostra vita per qualche ora!
Dopodiché ci siamo incontrati con Ginetta (l’autrice, attrice, scrittrice, regista…..), Pino suo marito, Fiore il musicista, i proprietari del Podere e ha avuto inizio l’avventura.
Perché prendere parte allo spettacolo di Ginetta è qualcosa di molto più vasto del salire sul palcoscenico (o sul prato…!).
Infatti sto conoscendo persone, osservando situazioni e tessendo ragionamenti.
Mi sento come se avessi un’altra possibilità di migliorare…
Nelle ore ancora calde abbiamo lavorato alla preparazione dello spettacolo tra scenografia e copione, imparando “la naturalezza” e “la flessibilità” che per una schematica come sono io, è una grande evoluzione…mentre mio figlio, il Caramellaio, si rotolava nell’erba, giocava a palla, rubava caramelle e ascoltava istruzioni.
Per l’occasione sono venuti anche Claudio Zavatti e l’amica Carol Di Matteo per filmare la serata, che seduti in cerchio ascoltavano le sequenze delle scene.
Intanto mio marito, spiegava a suo padre come usare il nuovo cellulare e mia figlia, selvaggia e scatenata, immergeva il piede sinistro in un piccolo corso d’acqua…
E tra lo spostamento di una balla di fieno e un’imitazione della mia camminata sbalenga fatta da Ginetta, è arrivato in un baleno l’orario di raccolta.
In quella fase temporale arriva per me puntuale l’agitazione che fa diventare tutto incerto. Quindi, dopo un piatto del cous cous irresistibile di mio marito, io e mio figlio siamo corsi a prepararci insieme a Ginetta e al musicista.
E il tempo stavolta si è fermato come se non arrivasse mai il momento d’iniziare…Adagio, adagio è sceso il buio a regalarci un’altra atmosfera e finalmente siamo usciti per iniziare lo spettacolo.
Il silenzio era assordante e la magia della scenografia di Ginetta mi ha fatto entrare nella poesia, la sua. E il racconto è iniziato mentre ognuno di noi diventava parte della storia. Cercavo di non guardare mio figlio dalla sua postazione, per paura di perdere la concentrazione ma a un certo punto, vedendo che non apriva più il baule in cui era steso, iniziavo a preoccuparmi…e con la coda dell’occhio aspettavo che lo riaprisse…Ecco, finalmente, tutto a posto!
Poi ho cantato con tutto il sentimento che avevo e ancora, ho pensato a lei, che quelle canzoni me le ha insegnate quand’ero bambina…Ed ero emozionata perché nel pubblico c’erano anche mio marito e mia figlia che assistevano per la prima volta, loro, i giudici più sinceri…
Ma tutto è finito in un soffio e la storia ha aggregato tutte le persone del pubblico che l’avevano ascoltata, intrecciando conoscenze e steli di lavanda.
Sfinita, fiera e soddisfatta, ho fatto il viaggio di ritorno in macchina, godendo della mia posizione felice: con la mano sulla gamba di mia figlia, il mento sulla testa di mio figlio e mio marito alla guida.
Che bello,odore di fieno, colori luccicanti e buio rischiarato dalla tranquillità…e che dolce, il Caramellaio,forse in un nuovo e più consono ruolo…