Io è da un po’ di tempo che ci sto ragionando. Più ci ragiono e più me ne convinco.
Tempo fa sentendo parlare una psicologa ad una riunione per genitori, mi colpii molto una cosa.
Un concetto, un numero: il sei.
Spiegava che ogni genitore dovrebbe pretendere il sei nelle materie scolastiche dei figli.
Non di più.
Quel più dovrebbe essere una loro soddisfazione personale, un sovrappiù.
Il mio ragionamento è stato che la voglia di studiare non la si puó trasmettere con incitazioni e premi.
È un concetto che va inculcato fin dalle elementari.
Sono convinta che dalle medie, sia già troppo tardi.
Penso che riuscire a trasmettere la voglia di sapere, la curiosità, la meraviglia di conoscere, siano le strade migliori.
I miei figli frequentano la seconda e la quarta elementare.
Io ho già iniziato a comportarmi su questa linea e forse ora è facile perché sono piccoli ma ci sto provando.
Non ho più quell’ansia per i compiti e gli sto semplicemente dando fiducia.
Occuparsi troppo dei compiti dei figli è come accollarsi le loro responsabilità e come possono crescere senza averne?
Io ci ho ragionato tanto su questo concetto, probabilmente perché essendo sempre stata una pessima alunna, so cosa significhi.
I miei cercavano di spronarmi con continue sollecitazioni inutili.
Non avevo capito quanto fosse bella la conoscenza.
E’ un pò che ci rifletto e più ci rifletto più penso che il 6 sia un pò poco.
Secondo me accontentarsi del 6 è proprio poco.
Prendere un 6 vuole dire impegnarsi un minimo.
Il concetto del 6 lo capisco nel senso che davanti ad un 6 noi genitori non dobbiamo nè arrabbiarci nè tantomeno rimanerci male. Se ha preso 6 ha studiato.
Credo però che dovremmo fargli capire che i bei voti servono a loro, ma non nel senso di riempire la pagella di 7, 8, e 9. Bel voto significa riempire la loro testa di tante materie, di tante informazioni, di tanti calcoli, di tanto. Questo tanto servirà a loro nella vita.
Avere la testa piena di “cultura generale” serve a loro.
Prendere un voto alto significa imparare meglio.
Questa è l’ottica per cui bisogna spronarli a prendere bei voti.
Accontentarsi di un 6 secondo me non è giusto.
Gli passeremmo l’insegnamento che nella vita bisogna fare il minimo.
Sul lavoro daranno il minimo. Andranno a lavorare col fine di prendere lo stipendio. Punto.
Vorrei fargli capire che nella vita ci vuole passione e voglia di fare. Che non bisogna accontentarsi. Bisogna provare a dare sempre il meglio, in tutto.
Io la penso così.
Non sono d’accordo.
Il desiderio del voto alto dev’essere un’ambizione tutta loro.
Il messaggio che noi gli passiamo è la nostra quotidianità, il nostro modo di lavorare e di concepire il lavoro.
L’esempio pratico è quello più convincente.
Prima lo capiscono da soli e prima saranno responsabili delle loro scelte.
Avere tanta conoscenza non significa necessariamente essere grandi lavoratori. Fare tante esperienze, conoscere tanti ambienti, provare tante cose, credo li possa aiutare di più.
Solo loro dovranno scegliere quale strada percorrere, sapendo che noi accetteremo qualsiasi loro scelta.
Si è vero. Il desiderio del voto alto deve essere un’ambizione tutta loro.
Ma il messaggio di accontentarsi di un 6, cioè di poco, non mi piace.
Non li sgrido per un sei, ma li elogio per voti più alti.
E’ vero anche che con il nostro modo di essere gli facciamo vedere la nostra voglia di fare.
Ma penso che fin da piccoli debbano imparare che per ottenere qualcosa in più ci si debba impegnare di più.
E’ vero che avere tanta conoscenza non comporta essere grandi lavoratori.
Ma avere conoscenza ti da opportunità in più.
E’ vero che le esperienze, il provare cose, il conoscere ambienti ti possono aiutare.
Ma se non si ha “cultura” ci si può sentire a disagio in tutte queste situazioni.
Il messaggio che voglio fargli passare è il piacere di conoscere, non il dovere di conoscere.
Non voglio imporre loro di studiare, di leggere, di interessarsi…….voglio che questo diventi per loro naturale.
Voglio che andare a scuola per imparare sia per loro un piacere e non un dovere.
Voglio che si sentino liberi di scegliere a cosa interessarsi ed appassionarsi.
Voglio il meglio per loro e accontentarsi di un 6, secondo me, non è il meglio.
Voglio che loro scelgano la strada da percorrere.
Proprio per questo se il bagaglio che si porteranno dietro è pieno di esperienze, esempi, cose pratiche, volontà, impegno, onestà, senso del sacrificio e cultura la loro scelta sarà sicuramente più facile.
Forse il discorso va allargato.
Non ci possiamo più permettere di fare i discorsi che facevano i nostri genitori.
I tempi sono cambiati. Con loro, anche i modelli di riferimento e tutto ciò che ci circonda.
Studiare non significa più, avere un lavoro qualificato.
Credo che il nostro dovere sia quello di crescerli come “brave persone” ma ” “bravi studenti” lo potranno essere solo se avranno la fortuna d’incontrare qualcuno che gli faccia amare la scuola.
Con ciò non voglio dire che nella vita ci si debba accontentare ma che si debba cambiare modo di pensare.
Penso che sia molto più difficile sorridere ad un sei che ad un dieci.