Ieri mattina durante il tragitto da casa a scuola io e mio figlio abbiamo trovato una tortora che non riusciva a volare. Affossata nell’erba del parco, cercava di muoversi ma la coda era storta e la zampetta immobile. Cosí mio figlio ha sollecitato la mia coscienza dicendomi di fare qualcosa e io tra un “corri che é tardi” e un “non ti preoccupare” l’ho rassicurato. Quando è entrato a scuola ho ripercorso lo stesso tragitto e la tortorella era ancora lí, viva e ferma. Cosí tra ricerche google e telefonate ho cercato, invano, una soluzione. Ogni numero me ne dava un altro tra infinite attese. Nel frattempo, al parco, un nonno col nipotino collaborava solo a distrarmi con i suoi racconti dei vari incidenti avuti con animali. Alla fine sono tornata a casa senza aver trovato il modo di salvarla. L’idea di raccoglierla l’avevo subito scartata considerando quanto sono schizzinosa e poi quel movimento tra le mani non l’avrei contenuto.
Uscito da scuola mio figlio era arrabbiato perché aveva rivisto la tortorella ancora lí mentre i miei sensi di colpa crescevano. Così, alla fine, mi sono fatta convincere e nel bel mezzo del mio lavoro e dei suoi compiti, siamo tornati al parco in macchina. Abbiamo portato una scatola di cartone, un paio di guanti e un crostino di pane, determinati nella nostra missione di salvataggio. Arrivati nell’erba la tortora cercava di svolazzare mentre mio figlio indossava i guanti per prenderla.
Non sapeva da che parte sollevarla mentre l’ala si muoveva agitata. E tra un incitamento e una carezza sulla piccola testa, é riuscito ad afferrarla riponendola con delicatezza nella scatola. Infine siamo tornati a casa mentre lui in auto mi raccomandava di andare piano. Quindi, raggiunta la terrazza, mio marito é arrivato per esaminarla mentre mia figlia già pensava ad un nome da dargli. Io intanto cercavo informazioni su internet tra uno schiamazzo e l’altro. Poi é suonato il telefono e ho cambiato stanza chiudendomi dietro le voci. Assorta nei miei discorsi ha rotto l’attenzione un pianto disperato…mio figlio avvinghiato in terra che urlava tutto il suo strazio. Era rimasto lui, solo con la tortora in terrazza, mentre lei se ne stava andando. E ha visto la morte davanti ai suoi occhi e ha incolpato se stesso di non aver fatto abbastanza mentre non ascoltava ragioni. Cosí dopo averlo consolato e abbracciato, mi sono fatta da parte rispettando il suo dolore.
In quel momento serviva solo silenzio.