Partecipare a una trasmissione televisiva non è solo il momento in cui le telecamere si accendono, ma tutto ciò che lo precede. Il “prima” è fatto di attese, emozioni contrastanti, dettagli che si fissano nella memoria e che, col tempo, acquistano un valore ancora più profondo.

La mia esperienza con mia sorella a La Porta Magica su Rai1 inizia in un residence accogliente di Torino, con un chiostro luminoso e un ristorantino intimo dove abbiamo cenato la sera prima. In camera, un mobile perfetto si è trasformato nel piccolo palcoscenico personale per provare l’uscita dalla famosa porta.

Il giorno seguente abbiamo raggiunto gli studi RAI, accolte e seguite per tutta la giornata da Federica, una ragazza sempre sorridente e molto paziente.
Uno degli autori, Armando, ci ha spiegato per filo e per segno lo svolgimento dell’ospitata e ogni fase della trasmissione era avvolta da un senso di mistero: il trucco realizzato con gli specchi coperti, l’abito nascosto sotto un telo nero per preservare l’effetto sorpresa. Un effetto che per forza sarebbe stato piacevole? Non ne ero certa.
Infatti spesso la televisione fa il bello e il cattivo tempo ed è fondamentale sapere esattamente cosa si vuole e cosa non si vuole quando si appare pubblicamente.

L’ingresso nello studio televisivo è stato un ritorno all’infanzia, la stessa emozione di quando salivo sulla giostra durante le trasmissioni. Ma proprio quando pensavo di avere il controllo della situazione, è arrivato l’imprevisto: bendata, ho intuito che avrei indossato un abito fiabesco, completamente distante dall’idea di divisa che cercavamo per il Coro dei Vecchioni di Mariele. Anche se è vero che stavamo partecipando a un gioco, come ci ripeteva la stilista, stavamo rischiando di cadere nel ridicolo. Dopodiché quando hanno capito che non l’avremmo indossato durante la puntata, hanno cercato di accontentarci facendoci indossare un tailleur colorato che si avvicinava di più allo stile del nostro coro.

L’obiettivo era far conoscere il coro, approfittando del cambio look mio e di mia sorella come occasione televisiva. Cercavamo ispirazione per una nuova divisa, ma ci siamo ritrovate in un’esperienza che ha suscitato emozioni più complesse: la tensione dell’attesa, il timore del cambiamento, la curiosità mista a paura prima di guardarci allo specchio. La sorpresa più gradita sono stati i videomessaggi inaspettati dei coristi durante la trasmissione!

Ed è proprio questo il valore del “prima”: non è solo preparazione, ma parte integrante dell’esperienza stessa. È lì che si sviluppano le vere trasformazioni, quelle interiori, indipendentemente da ciò che vediamo riflesso.