Nella scorsa edizione dello Zecchino d’Oro, tra i vari brani in gara, spiccava “Il Principe Futù”, scritto da Giulia Luzi e Massimo Zanotti. Questo brano si distingue per il suo testo profondo, che solleva riflessioni interessanti sul nostro rapporto con la tecnologia. Attraverso un linguaggio semplice ma incisivo, il brano mette in evidenza come l’intelligenza artificiale e le macchine stiano diventando sempre più centrali nelle nostre vite, ma contemporaneamente ci invita a non dimenticare il cuore umano, l’autenticità e le tradizioni. Nel testo della canzone infatti, la figura della nonna, che prepara “il miglior ragù”, diventa il simbolo di ciò che è genuino e insostituibile, richiamandoci al valore delle radici e delle emozioni che nessuna tecnologia potrà mai replicare.

Questo tema si intreccia perfettamente con l’esperienza della partecipazione al Concerto di Capodanno Funk con Massimo Zanotti e la Brass Band della Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna. Musicisti spaziali almeno quanto il brano d’ingresso, “Odissea nello spazio”…

Lo spettacolo ha offerto una celebrazione straordinaria della musica dal vivo, sottolineando l’unicità di un’arte che va vissuta in presenza e la trasformazione degli arrangiamenti adattata agli strumenti classici in versione funk è stata sensazionale. La scenografia raffinata incorniciava da dietro il palco i musicisti in un gioco di luci creando un effetto di chiaroscuro e aggiungendo un tocco teatrale e suggestivo allo spettacolo.

Massimo Zanotti, con la sua incredibile poliedricità, ha brillato non solo come arrangiatore, cantante (ragazzi che voce!) direttore e musicista – suonando il pianoforte e il trombone con maestria – ma anche come presentatore. Con la sua capacità di coinvolgere il pubblico e di raccontare aneddoti curiosi, ha creato un’atmosfera calorosa e coinvolgente. Ogni musicista è stato presentato con originalità ed empatia, dimostrando grande sensibilità nel valorizzare l’importanza del gruppo.

Altra sorpresa inaspettata è stata Nadyne Rush che con la sua voce incredibile (non a caso ha collaborato con i Dirotta su Cuba, Mario Biondi ecc.) ha interpretato brani dei mostri sacri della musica (per citarne qualcuno: Ray Charles, James Brown, Steve Wonder…) con la naturalezza di chi beve un bicchiere d’acqua. La sua capacità di fare suo ogni brano, trasformandolo in un’esperienza intima e coinvolgente, conferma che la musica dal vivo e la voce umana rimangono irrinunciabili.

Tra i momenti più sorprendenti della serata, c’è stata l’esibizione di suo padre, il celebre Fio Zanotti. Per una volta, i ruoli si sono invertiti: il padre ha collaborato allo spettacolo del figlio, regalando al pubblico un’emozionante interpretazione di un brano di Stevie Wonder suonando l’armonica.

Partecipare a questo spettacolo dal vivo è stata un’esperienza unica, che la tecnologia non può replicare. Sentire la musica, immergersi nell’atmosfera, vedere i musicisti creare arte davanti ai propri occhi è un grande e prezioso privilegio.

La serata si è conclusa con il pubblico in piedi, in un tripudio di applausi e gioia che si poteva quasi toccare. Massimo Zanotti ha salutato con un augurio: ‘Buon anno a tutti e che sia sempre così come oggi, che oggi è bello!”

Questo sentimento di gioia ha raggiunto il culmine nel mio incontro con il Maestro. Infatti, dopo il concerto, ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente, confermando quella sensazione di bellezza che solo momenti come questo riescono a trasmettere.

Un’ultima nota: per il prossimo concerto, sarebbe ideale prevedere una scelta tra posti in piedi e posti a sedere. Restare inchiodati alla poltrona è stato l’unico vero tormento in una serata altrimenti perfetta. E comunque alla fine ho ballato.

E infine un interrogativo: quanto sarebbe strabiliante un simile concerto con le canzoni dello Zecchino d’Oro?…