Se devo proprio essere sincera a me del basket non é mai importato nulla ma semplicemente accompagnavo il mio fidanzato a vedere le partite. Lui, invece, era un tifoso sfegatato che durante le partite dava il peggio di sé per un fallo o un passi o uno dei mille nomi che indicavano una regola a me incomprensibile. Ci provava a spiegarmele e dopo un po’ facevo di si con la testa perché più entrava nei particolari e meno capivo. Quelle erano le mie domeniche di riposo, visto che lavoravo in negozio tutta la settimana. Parliamo del 1989. La nostra postazione era sull’anello, dove per avere un pezzettino di transenna libera dovevi arrivare con largo anticipo. Ricordo molto bene quanto fosse frastornato il mio mancato senso dell’orientamento da quel cerchio tremendo dove il mio fidanzato, invece, si orientava a meraviglia e non so ancora come sono riuscita, anni dopo, a diventare cassiera del palazzo per qualche anno. Fissavo la piantina del palazzo come un geroglifico e depistavo le domande specifiche degli aquirenti con sorrisi e gentilezza. Ma tornando al girone dell’anello, dove faceva un caldo tremendo, era anche l’occasione per incontrare gente, soprattutto prima della partita (mentre uno dei due occupava la transenna conquistata) o tra un tempo e l’altro. Quindi anch’io ero una tifosa Virtus ma non tanto del basket ma dell’energia di massa in cui m’infilavo, a volte a disagio, altre piacevolmente. Mi piaceva vedere i tifosi esultare, adoravo le coreografie spalmate sulle gradinate e assorbivo per osmosi qualcosa di buono. Il bello é che sono dovuta tornare nell’anello per chiudere il cerchio e capire cosa fosse quel “qualcosa di buono”, infatti proprio ieri ho assistito al docufilm al Paladozza: “Tutto il palazzo” sempre con lo stesso fidanzato, ora marito, di allora.
Non voglio svelare il mio “qualcosa di buono” e invito tutti i bolognesi a trovare il proprio, dopo la visione del film!
TRAILER:
buonissimo …
Grazie mille per questo articolo, ma soprattutto per avermi sopportato ed accompagnato in quelle corse per accaparrarsi il posto migliore alla transenna.
Per le notti passate in fila per prendere un abbonamento.
Grazie per avermi accompagnato ieri a questo evento che inizialmente non ti interessava.
Grazie per essere ancora al mio fianco!
Ma soprattutto grazie per esserti arrabbiata se guardavo ragazze passare esattamente dall’altra parte dell’anello a 100 mt. di distanza.
Quei 100 mt di distanza erano la misura del mio disagio nell’osservare molte delle tifose (o semplicemente frequentatrici) virtussine che sfoggiavano la loro sicurezza. La percepivo dal loro modo di camminare cosí fiere e a loro agio dall’anello al parterre. Sono stati anni difficili per me in cui non trovavo una mia dimensione.
Ieri finalmente non ho perso ore a decidere cosa indossare se non tutta la curiositá possibile e immaginabile.