I portici silenziosi e le persone alle finestre rispecchiavano l’immagine di paese in un pomeriggio di campagna
.
Arrivati presto davanti al teatro, abbiamo visto arrivare tutti gli invitati in quell’atmosfera di attesa e curiosità, tipica dei matrimoni.
Un paio di facce conosciute e ahimè molti bimbi piccoli, con ovvia seccatura di Zucchetta, i parenti stretti, quelli larghi quelli comodi e quelli scomodi.
Finalmente è arrivata la sposa con il suo abito bianco ed il coprispalla in jeans e ricamo bianco, attorniata dagli sguardi e commenti di tutti. Un’acconciatura insolita, fatta di ciuffetti e bottoncini bianchi.
Molti invitati sono andati a baciarla mentre io mi allontanavo ricordando la tensione di quel momento.
Lentamente ci siamo accomodati nel piccolo teatro dove c’è stata la celebrazione fulminea letta dal nipote dello sposo. 
Io mi guardavo intorno e continuavo a ripetermi che non devo essere normale a cercarmi sempre delle situazioni di forte imbarazzo. Cercavo di pensare ad altro ma nel frattempo sentivo la salivazione scomparire.
Poi dopo un cenno della signora del teatro, mi sono alzata per andare a fare la mia lettura.
Il solito bel respiro e una buona dose di coraggio cercato nel più profondo, visto che Zucco in queste situazioni è un fantasma. Tempo fa lo odiavo per questo ma oramai non mi aspetto più nulla.
Quindi sono andata di fronte agli sposi, ho preso il microfono e con voce tremante ho iniziato a leggere con il sottofondo di Claudio Baglioni.
Alla prima nota ho visto la sua prima piccola lacrima. Dueminutieventi. Fatto.
Le ho consegnato il pantaloncino lettera, baciato gli sposi e sono scappata al mio posto, tremolante ma contenta.
Dopo qualche foto con parenti ed invitati, l’atmosfera si è distesa in un sollievo generale.
Ho salutato i suoi parenti e presentato con fierezza i miei. Poi sono riuscita a notare tutti gli addobbi deliziosi sparsi per il teatro.
Abbiamo conosciuto la splendida Lulù
e tirato riso agli sposi sulla passerella rossa.



per quanto sembrino e siano in realtà momenti difficili dove siamo vulnerabili perchè in diretto contatto con il nostro lato più profondo, io penso che siano queste le emozioni che danno senso e valore alle nostre vite… il fatto di emozionarsi così credo sia una delle magie più potenti della nostra esistenza su questo pianeta… quando mi capita mi ripeto spesso che c’è tanta gente che non si emoziona mai… e allora, in quei momenti, mi ritengo molto molto ma molto ricco….
La penso così anch’io anche se il problema diventa “la dipendenza”…!
fai quattro passi a destra, sali su una sedia….cambia l’angolo e….. forse non lo chiamai più “problema”…
Lo faró!….
Aiut cadoooooo
Ecco, sapevo io… neanche star in piedi sulle sedie… santa pazienza, ti reggo io dai… 🙂
🙂