Stamattina ho ricevuto una telefonata che mi avvisava che sarebbe arrivato più tardi.
Quindi, da ciò si è sviluppato il programma per il pomeriggio.
Alle 16.30 ho chiamato per avere l’ultima conferma di arrivo.
Poco dopo abbiamo raggiunto il posto e finalmente mi hanno consegnato la scatola.
Quella scatola che aspettiamo da ben tredici giorni.
Perché fino a quel momento non eravamo tranquilli.
Siamo esagerati, lo so, ma non eravamo tranquilli.
Dopo i convenevoli con la signorina dell’ufficio, ho rotto i pezzetti di scotch e aperto la scatola per controllarne il contenuto. C’era. Finalmente. Sollievo.
Ho pagato e siamo uscite.
Tutto il pomeriggio non mi sono staccata dalla scatola anche se avrei potuto lasciarla comodamente in macchina.
Arrivata a casa, l’ho consegnata all’interessato che aspettava da ore.
Seduto, l’ha aperta, insieme al suo sorriso. L’ha tirato fuori dalla scatola, dal cellophane e l’ha stretto a sé come la cosa più bella del mondo: il suo pupazzo, è tornato dalla Spagna.

