Un giorno un bambino iniziò la scuola elementare.
Quando lo raccontava erano tutti molto contenti che si convinse di essere contento. Finalmente anche lui aveva la sua cartella, l’astuccio, libri e carpette colorate. Non sapeva che farsene ma doveva continuare ad essere contento.
Conobbe le sue maestre, i suoi compagni e poté scoprire com’era fatta questa scuola di cui tutti i grandi erano contenti.
Di notte iniziò a svegliarsi, tormentato dagli incubi. Al mattino era un po’ stanco e gli mancavano quei lontani riposini del pomeriggio …
Qualche volta a scuola il tempo sembrava fermarsi per poi passare velocissimo durante l’intervallo.
Un giorno successe una cosa molto strana: iniziarono a fargli male le gambe, la mano poi gli bruciavano gli occhi e il bambino era molto arrabbiato.
Non poteva più giocare tanto tempo come all’asilo e in più aveva anche tutti questi fastidi … finché finalmente capì.
Una voce molto bassa e spaventosa gli sussurrò nell’orecchio: ”Sono il Mostro della Stanchezza e ho scelto te. Devi dire alla maestra che oggi non lavorerai più”.
Il bambino lo ascoltò e il Mostro crebbe e ogni volta che gli obbediva, era sempre più importante e terrificante.
Il bambino era triste e solo e non sapeva come risolvere questa situazione.
Tutti i grandi lo sgridavano: le maestre perché non lavorava, i genitori perché portava a casa i compiti da finire, i bidelli perché lo scoprivano a girovagare per la scuola (in cerca di aiuto).
Il posto nella sedia in classe era sempre più stretto poiché il Mostro vi si sedeva nutrendosi di lezioni e sgridate.
Intanto il bambino non cresceva poiché il suo cervello non mangiava più cose buone.
Si vergognava di non sentirsi bravo e qualche volta gli scappava anche la pipì addosso. Che disastro!
Il mostro gli suggeriva tante cose: “sdraiati per terra, smetti di scrivere, fai la lagna, tira un calcio, litiga con i tuoi amici “…e anche peggio.
Poi un giorno qualcosa cambiò.
Per qualche minuto provò a non ascoltare il Mostro che come ogni pomeriggio era tornato.
Lontano lontano, sentì una vocina debole, debole, dolce, dolce che gli disse: ”Sono la Buona Volontà, ricordati che se mi ascolterai riusciremo a sconfiggere il Mostro”.
Il bimbo provò a fare ancora più attenzione e ascoltò ancora: “Sono dentro te e tu sei molto più forte del Mostro. Inizia a fare il compito e vedrai cosa succederà …”
Si mise composto, la mano sul foglio, la bocca chiusa, le orecchie aperte alla lezione e … iniziò a creare segni bellissimi in quel quaderno fino a poco prima così insignificante.
Ogni lettera o numero che scriveva era un piccolo buco che faceva al Mostro che faticava a resistere.
La Buona Volontà lo aiutava nei momenti più difficili ma capì che doveva essere il bambino a chiamarla.
Il mostro divenne sempre più piccolo fino a trasformarsi in un puntino nero di polvere.
Da quel giorno il bambino imparò a credere in se stesso e aiutò tutti quei bambini “stanchi” a cercare la Buona Volontà.